Il futuro dell’auto elettrica in Italia

di Redazione 130 views3

Sergio Marchionne – per i pochi che non lo conoscono è l’amministratore delegato di Fiat e presidente di Chrysler – non crede nell’auto elettrica, e lo ha detto – come sua abitudine – chiaramente:

E’ un mercato inesistente: la quota di vetture elettriche nel mondo non supererà il 5% del totale, neppure tra 10 anni.


Per fortuna c’è anche chi la pensa diversamente. Uno di questi è il ministro dell’Ambiente Corrado Clini. Secondo lui

l’ auto elettrica un prodotto significativo, anche se di nicchia, per il nostro Paese.

Un parere condiviso da un buon numero di aziende medio-piccole – in tutto una cinquantina – che si occupano di mobilità elettrica e si sono fatte notare anche all’estero. Tutte o quasi hanno una caratteristica in comune. Si trovano nella Motor Valley emiliana, ovvero nella zona in cui sono nati due storici marchi italiani che hanno dato lustro al nostro paese: Ferrari e Ducati.

Un esempio di piccola-media impresa di successo del settore è la Tazzari, un’ azienda “made in Imola” che in meno di 24 mesi ha raggiunto una produzione di oltre 1.000 veicoli che vende anche in paesi lontani come la Norvegia ed Israele. Il loro veicolo di punta si chiama Zero ed ha una caratteristica unica: dispone di batterie litioferrofosfato invece di quelle usuali in litiopolimero, che per questo che dovrebbero avere una vita utile doppia rispetto alle normali batterie in litiopolimero.

Un’altra azienda interessante è Estrima, nata nel 2008 a Pordenone. Il loro prodotto di punta è Birò, un veicolo elettrico a 4 ruote che può essere paragonato ad uno scooter.

Un successo nel mercato di nicchia italiano, perché è il mezzo di trasporto con motore elettrico più venduto sul nostro territorio. Come dice il nostro ministro dell’ambiente si tratta di un patrimonio che

non possiamo permetterci di disperdere.

L’esempio da seguire, secondo lui – e anche secondo noi – sarebbe quello della Cina dove, entro il 2015, si vorrebbe raggiungere il milione di auto elettriche distribuite. Cifre e numeri impensabili per l’Italia, ma se si pensasse a sistemi di incentivazione per il mercato italiano, da una parte si potrebbe aiutare la nascente industria italiana, e dall’altra si potrebbero ottenere significativi risparmi – miliardi di litri di benzina in meno – e benefici ambientali – a patto di aumentare l’energia elettrica da fonti rinnovabili e non quella da carbone.

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