L’avanzata green della Cina: la sfida è lanciata

di La Redazione 1.829 views0

 

La Cina rappresenta oggi quasi un quinto della popolazione mondiale e circa un terzo delle emissioni globali di anidride carbonica. Ma, a oggi, nessun’altra nazione al mondo apre così tanti impianti rinnovabili, sperimenta più sistemi di accumulo o fa crescere l’industria dell’eolico, del solare e della mobilità elettrica quanto il colosso asiatico.

Infatti, e solo nei primi mesi del 2023, il Paese ha installato ben 50 GW di fotovoltaico – più di quanto la Germania abbia fatto in 20 anni. Dei gigawatt puliti raggiunti superando già l’obiettivo 2025 in termini di proporzioni delle rinnovabili, un terzo è solare, un altro terzo è idroelettrico, il 28% è eolico: un’accelerazione che, in pochi anni, ha portato il carbone dal 70 al 56% della produzione di energia elettrica, anche sostituendo le vecchie centrali con altre più efficienti.

Il cambio di passo è agevolato dalla vastità e varietà geografica, decisamente favorevole al fotovoltaico e all’eolico. Due fonti che, da sole, producono oggi circa 1.000 TWh all’anno e che entro il 2060 potrebbero raggiungere una capacità otto volte tanto. Vista la distribuzione dei centri abitati, a patto però di risolvere due problemi: il trasporto dell’elettricità e lo stoccaggio. Con, nel frattempo, degli enormi vantaggi – dal calo dell’inquinamento da CO2 all’aumento di reddito nelle regioni più povere, senza dimenticare il minor peso sull’economia della carbon tax e della tassazione sull’import fossile. A controbilanciare l’enorme investimento nelle rinnovabili e nelle necessarie infrastrutture, oggi di 77 miliardi di dollari all’anno ma stimato sugli 127 entro il 2050.

Un’avanzata impressionante, oggi visibile fino ai piedi dell’Himalaya – nel Sichuan e nel Tibet. Due destinazioni storiche se non leggendarie, verso le quali questo 24 agosto partiranno tre bravissimi e seguitissimi social influencer per un viaggio esperienziale promosso dall’Associazione ‘Mirabile Tibet’ e organizzato dall’Agenzia di Digital Marketing I SAY. In attesa dei loro racconti – soprattutto su Instagram, dove insieme raggiungono oltre un milione di follower – vediamo cosa sappiamo di quello che succede a Chengdu, capoluogo del Sichuan, e a Lhasa, cuore spirituale del Tibet.

Il Sichuan non è soltanto il luogo di un’apprezzatissima cucina piccante nonché l’amorevole patria del Panda gigante, ma una delle maggiori basi di energia pulita di tutto il Paese. Alla fine del 2022, la capacità della provincia da fonti rinnovabili aveva superato i 100 milioni di kilowatt, 97.5 milioni dei quali idroelettrici. Infatti, Chengdu si è sviluppato lungo il “Fiume Azzurro” Jin e le sue due principali ramificazioni – Min e Tu -, a loro volta connessi ad altri 40 corsi d’acqua. Una rete che copre il fabbisogno idrico di un’area di oltre 700 chilometri quadrati, ricca di siti di interesse culturale, spirituale, storico e naturale e giustamente chiamata “terra dell’abbondanza”. In vista dei Giochi mondiali universitari estivi, che si sono tenuti tra luglio e agosto, le infrastrutture sono state potenziate in modo tale da alimentare le sedi delle gare con energia sostenibile. Per un bilancio di 11 nuove reti elettriche, 200 mq di stazione fotovoltaica di ricarica e pannelli fotovoltaici al tellururo di cadmio sui tetti degli alberghi che ospitavano gli atleti – tecnologia già usata in occasione dei Giochi olimpici invernali di Pechino 2022. 

Diverse le novità anche dal Tibet – luogo di abbondante Sole, acqua e vento e di notevoli investimenti sia nella mobilità, sia nelle rinnovabili. Da una parte, autostrade, gallerie, ponti e soprattutto la ferrovia Beijing-Lhasa: un miracolo di ingegneria che attraversa 6 province in meno di 48 ore, inerpicando tra valichi inaccessibili. Dall’altra – e solo tra la fine del 2022 e l’inizio del 2023 – l’avvio dei lavori per la produzione di energia fotovoltaica dai tetti, l’entrata in funzione della prima centrale idroelettrica lungo il corso superiore del fiume Jinsha al confine tra il Tibet e il Sichuan (un impianto da 1,2 milioni di kW) e l’accensione dell’ultimo modulo solare nel nuovo impianto da 120mila kW della città di Nagqu. Cioè, del maggiore impianto fotovoltaico del Tibet, che contribuirà a ridurre di quasi 200mila tonnellate le emissioni di anidride carbonica ogni anno. 

Una sfida enorme, in un territorio molto vasto e sicuramente complesso. Che, da qui ai prossimi anni, dei suoi quasi 10 milioni di terraferma dovrebbe destinarne 585mila al fotovoltaico e 672mila all’eolico. Sarà anche una sfida vinta? 

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