Albero di Natale: quanto inquinano quelli finti?

 Anche il tradizionale albero di Natale finto può provocare danni al clima. Secondo uno studio di LifeGate un tradizionale abete delle feste realizzato con una struttura metallica e ‘aghi’ in Pvc di 120 cm di altezza contribuisce ad emettere circa 21 kg di CO2, mentre i modelli in Pe emettono circa 12 Kg di CO2. La ricerca, spiega, ha tenuto conto dell’intero ciclo di vita dell’albero, dall’approvvigionamento delle materiale prime sino allo smaltimento, passando per la produzione, l’imballaggio e la distribuzione. Ma, grazie a Reno de Medici, primo produttore italiano di cartoncino ricavato da materiale riciclato, gli amanti del design e della creatività, potranno scegliere di acquistare on line un albero di Natale realizzato al 100% con fibre di cartone riciclato. “Disponibile in cinque modelli, questo albero di Natale -avverte LifeGate- si presenta come valida alternativa ai tradizionali alberi sintetici. Oltre ad essere più originale e pratico, è sicuramente più ecologico“.

La Riserva Naturale di Mont Mars

 La riserva naturale di Mont Mars si trova nella Valle d’Aosta, racchiusa nel vallone del torrente Pacoulla e caratterizzata dalla presenza di conche in roccia, di morfologia glaciale, disposte a gradinate con bacini lacustri e torbiere.
Il territorio dell’area protetta della Riserva Naturale di Mont Mars è costituito da un ambiente tipicamente alpino con boschi, praterie, pietraie e pareti rocciose, laghi e zone umide dalla caratteristica biodiversità tutelata dalla costruzione della riserva.
La Riserva Naturale di Mont Mars è stata istituita in Valle d’Aosta nel 1993 e comprende circa quattrocento ettari sul versante sinistro della bassa Valle del Lys, nel territorio del comune di Fontainemore, a 1670-2600 di altitudine. All’interno della riserva si svolge un’attività didattica di educazione ambientale che prevede percorsi formativi differenziati per ciascun ordine di scuola.
L’attività didattica si svolge presso il Centro Visitatori della Riserva Naturale di Mont Mars e si prefigge di fornire un servizio alle scuole per scoprire il territorio e la sua biodiversità, instaurando un rapporto di continuità del percorso formativo dalla scuola dell’obbligo all’università.

La Riserva Naturale Lago di Vico – parte seconda –

 Nella Riserva Naturale Lago di Vico, tra i rapaci sono presenti il lanario, il nibbio bruno, la poiana, il gheppio, il falco pellegrino e il falco di palude, ma anche il barbagianni, l’allocco, la civetta e il gufo comune. Nei boschi sono presenti anche picchi, ghiandaie, fringuelli, upupe e scriccioli.
Tra gli animali anfibi sono presenti rane verdi, raganelle, rospi comuni e smeraldini e tra i rettili la natrice dal collare, la biscia d’acqua, la testuggine, il colubro.
Nelle acque del lago di Vico si trovano diverse specie di pesci: lucci, coregoni, tinche e persici.
Tra gli animali mammiferi si possono incontrare nutrie, volpi, tassi, cinghiali, martore, puzzole, gatti selvatici e da un po’ di tempo è tornata la lontra una animale in via d’estinzione e molto raro in Italia.

La Riserva Naturale Lago di Vico – parte prima –

 La Riserva Naturale Lago di Vico è un’area protetta del Lazio istituita con la Legge Regionale n. 47 del 28 settembre 1982 e ampliata con la Legge Regionale n. 24 del 24 dicembre 2008 che ha incluso nella riserva naturale anche il versante sud-ovest del lago prima escluso.
La Riserva Naturale Lago di Vico è un’area protetta della Regione Lazio. Si estende su una superficie di 4.109 ettari circa e comprende i territori dei comuni di Caprarola e di Ronciglione della provincia di Viterbo.
La Riserva Naturale Lago di Vico sorge su un terreno vulcanico che conserva intatta la tipica biodiversità dei luoghi, boschi di querce (specialmente cerri), faggi, aceri, noccioli, castagni da frutto, l’area della palude e il lago e il Monte di Venere.
Il lago di Vico è uno dei laghi vulcanici più belli d’Italia, si trova nella conca del cratere di un antichissimo vulcano attivo nel Quaternario, tra ottocentomila e centomila anni fa. Ha una forma a ferro di cavallo dovuta al Monte di Venere, un piccolo cono vulcanico sorto durante l’ultima fase eruttiva che si trova sulla sua sponda settentrionale.

L’Addax, l’antilope del deserto

 Sembra una capra, ma non lo è, se la si guarda bene si vede che è diversa da una capra e che somiglia un po’ ad un’antilope, si tratta dell’ addax, l’antilope del deserto.
Al Bioparco di Roma sono presenti degli esemplari di addax e se passate da lì potete andare a vedere da vicino l’antilope del deserto.
L’addax, “Addax nasomaculatus” (Blainville, 1816) è conosciuta come antilope dalle corna a vite, è l’antilope maggiormente adattata al deserto, un tempo numerosi esemplari vivevano in tutte le regioni Sahelo-Sahariane ad ovest della Valle del Nilo, è oggi vive in aree limitate del Chad, della Mauritania e del Niger.
È un animale imparentato molto da vicino con gli orici, ma si differenzia dalle altre antilopi per avere grandi denti di forma squadrata come i bovini e per essere priva delle caratteristiche ghiandole facciali. Sebbene nel suo ambiente naturale sia ormai estremamente raro, è piuttosto comune in cattività e si riproduce regolarmente in fattorie dove viene cacciato per le sue splendide corna.

Sistri, le imprese meritano di essere ascoltate: sempre più proteste

La richiesta avanzata nei giorni scorsi da Confindustria e da Rete Imprese Italia al ministero dell’Ambiente di sospendere per un anno le sanzioni previste dal Sistri, il nuovo sistema di tracciabilità dei rifiuti, è sensata e va presa in seria considerazione”. Ad affermarlo in una nota è Ermete Realacci, il responsabile green economy del Pd, commentando la lettera inviata dal presidente della Confindustria, Emma Marcegaglia e dal presidente di Rete Imprese Italia, Carlo Sangalli al ministro dell’Ambiente, Stefania Prestigiacomo.

L’Algeria punta sulle rinnovabili: ecco il piano post-petrolio

 Il governo algerino pensa al post-petrolio e lancia un maxi-piano all’insegna delle risorse rinnovabili. Il ministero dell’Energia ha annunciato “un programma estremamente ambizioso in materia di energia solare, eolica e geotermica” in vista dell’esaurimento delle riserve di idrocarburi, che secondo le previsioni comincerà a farsi sentire verso il 2030, come ha spiegato il ministro Youcef Yousfi. “Tra qualche settimana presenteremo al governo un piano di sviluppo delle energie innovative e rinnovabili“, ha annunciato Yousfi, secondo quanto riferisce il quotidiano algerino ‘Ennahar’.
Secondo il ministro, questo piano permetterà da qui ai prossimi 20 anni di produrre, a partire dalle energie rinnovabili, la stessa quantità di elettricità prodotta attualmente col gas naturale, di cui il sottosuolo algerino è particolarmente ricco. “Si tratta di un programma enorme e di una enorme sfida e il governo ci sarà per accompagnare ed aiutare gli operatori del settore alla sua messa in opera“, ha aggiunto il ministro, ricordando che tra i progetti vi è quello di una centrale per la produzione di energia solare nel Sahara con una capacità di 150 megawatt.

Ogm: un milione di firme per bandirli dall’Unione Europea

 Greenpeace e Avaaz hanno consegnato la prima ‘iniziativa dei cittadini’ nelle mani del commissario alla Salute dell’Unione europea, John Dalli. Gli attivisti hanno installato di fronte alla sede della Commissione un’enorme rappresentazione in 3D di un campo agricolo realizzata dall’artista di fama mondiale Kurt Wenner. L’iniziativa dei cittadini, si legge nella nota, è stata introdotta con il Trattato di Lisbona del dicembre 2009 e permette a un milione di europei, appartenenti a un significativo numero di Paesi, di chiedere all’Ue di modificare leggi comunitarie. Greenpeace e Avaaz hanno raccolto oltre un milione di firme per chiedere alla Commissione Ue di vietare gli Ogm fino a quando verrà istituito un nuovo organo tecnico scientifico, più indipendente e competente dell’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare (Efsa), che sia in grado di valutarne adeguatamente gli impatti. Questa richiesta fa eco alla posizione dei ministri europei dell’Ambiente che nel 2008 hanno chiesto all’unanimità di riformare l’Efsa.

Salvo Athos cane mascotte della Jolly Amaranto

 Una storia a lieto fine per “Athos”, il cane mascotte della nave Jolly Amaranto, la nave che si trovava in serio pericolo nel mare in tempesta al largo delle coste egiziane.
Come da tradizione molte navi militari e mercantili portano con se un cane mascotte, anche la Jolly Amaranto ne ha uno, un bellissimo cane di nome “Athos”.
La nave è stata trainata con successo da un rimorchiatore nel porto di Alessandria d’Egitto dopo due giorni passati in balia delle onde del mare in tempesta per un guasto ai motori.
Sono salvi i membri dell’equipaggio, tutti i membri dell’equipaggio, non solo gli esseri umani, ma anche li cane mascotte di nome “Athos” che ha svolto con successo il suo compito di porta fortuna della nave in questione.
Athos” è un meticcio salvato da un canile che è entrato a pfar parte attiva dell’equipaggio della nave Jolly Amaranto. Ogni nave della “Flotta Messina”, della quale fa parte anche la Jolly Amaranto, ha un cane mascotte, e “Athos” è il più grande cane della flotta.

Megafauna australiana

 Con il nome “megafauna australiana” si intende indicare un numero di specie animali vissute in Australia del peso superiore ai quaranta chili. Molte specie animali appartenenti alla megafauna australiana si sono estinte nel Pleistocene. Le cause dell’estinzione di questi animali sono attribuite dagli studiosi al perfezionarsi delle tecniche di caccia degli esseri umani e alla loro scoperta ed uso del fuoco, oltre che ai cambiamenti climatici dovuto ad un incremento delle zone aride. Gli studiosi hanno osservato anche che le specie animali appartenenti alla megafauna australiana sono sopravvissute a due milioni di anni di oscillazioni climatiche comprensivi di molti periodi aridi seguiti alle glaciazioni prima di arrivare ad estinguersi.

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