Biocarburanti: un progetto europeo per trarre energia dalle alghe

di Redazione 64 views0

 Una nuova Piattaforma europea, l’ European Algae Biomass Association, è stata lanciata ufficialmente a Bruxelles durante i lavori della Conferenza Mondiale dei Mercati dei Biocarburanti. Si intende, così, dare impulso allo svluppo dei carburanti prodotti dalle alghe, un traguardo che potrebbe costituire la nuova frontiera dei carburanti bio. L’ iniziativa, fortemente caldeggiata dal Segretario Generale dell’ European Biodiesel Board, Raffaello Garofalo, già in cantiere da tempo, ora si è concretizzata anche grazie ai rapidi progressi tecnologici che si stanno realizzando.

IL BIOCARBURANTE DALL’ INQUINAMENTO
Impossibilie dire quando si passerà alla produzione industriale commerciale. Ci vorranno forse cinque, dieci anni. Va inanzitutto detto che quando si parla di alghe non si intendono quelle naturali marine. Si tratta invece di coltivare organismi monocellulari, stoccati in tubi trasparenti o pannelli, grazie all’ acqua marina, ma anche fluviale, e alla luce del sole. Il processo non richiede l’ uso di acqua pulita, anzi gli agenti inquinanti facilitano la formazione delle alghe che purificano, cosi’ l’acqua. E’ inoltre possibile utilizzare per il processo del Co2, frutto di altri cicli industriali.

LA RESA DELLE ALGHE
La resa di queste alghe, di cui vien utilizzata tutta la pianta, è enorme. Si possono ottenere fino a 50 tonnellate di biocarburante con la coltivazione di un ettaro di superficie. Tanti sarebbero i vantaggi del biocarburante prodotto con le alghe, dalla possibilità di sfruttura ogni tipo di terreno, anche quelli desertici, alla completa eliminazione dell’ uso di pesticidi e fertilizzanti, dall’ enorme resa alla possibilità di produrre, oltre al biocarburante, un bioprodotto ricco di proteine da utilizzare per l’ alimentazione umana e animale. Le sfide da vincere però non mancano. Prima tra tutte i costi, ancora elevatissimi, fino a 50 volte quelli di un carburante normale. Ci sono poi ostacoli tecnologici da superare come quello della raccolta di microorganismi così piccoli. La ricerca comunque avanza ed esistono gia’ dei prototipi. L’ Universita’ di Firenze e’ uno dei centri piu’ all’ avanguardia in questo campo con gli studi condotti dal Professor Mario Tredici.

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