Petrolio e rifiuti nel Mediterraneo, il Mare Nostrum in pericolo

di Redazione 235 views0

 Sono il petrolio, i reflui zootecnici e industriali, i residui delle attività di pesca, le cicche di sigaretta e le buste di plastica gli inquinanti che stanno uccidendo il nostro mare e i suoi abitanti’‘, questo il commento dell’Ente Nazionale Protezione Animali in merito ai dati del primo ”Census of marine Life”. ”L’allarme lanciato dal primo censimento delle specie animali marine non ci sorprende – dice Ilaria Ferri, direttore scientifico dell’Enpa – ma è perfettamente in linea con le nostre aspettative. Più volte abbiamo denunciato quanto siano fragili i nostri ecosistemi marini, aggrediti dallo sfruttamento indiscriminato, dall’inquinamento e da comportamenti irresponsabili”.

IL CENSUS OF MARINE LIFE
Secondo i dati del ‘Census of marine life‘, il 60% del commercio mondiale di petrolio e dei suoi derivati passa per il ‘Mare Nostrum’ mentre sulle coste si concentra il 27% di tutta l’attività di raffinazione mondiale. Ogni anno nel Mediterraneo le petroliere compiono circa 3000 viaggi, trasportando circa 400 milioni di tonnellate di greggio. Solo tra il 1990 e il 1999, ci sono stati 250 incidenti e sono finite in mare 22.150 tonnellate di petrolio. I reflui di allevamenti e industrie, ma anche dei fertilizzanti e delle altre sostanze chimiche impiegate in agricoltura, poi, sono responsabili per il 70% dell’inquinamento marino.

PLASTICA E MOZZICONI
Attenzione poi alla plastica e ai mozziconi di sigaretta – prosegue Ferri – Sono in molti a non sapere che una semplice disattenzione, come gettare a mare una cicca o una busta di plastica, può essere letale per tantissimi animali. Di fronte all’agonia del nostro mare – conclude Ferri – c’è purtroppo da registrare una sostanziale indifferenza della politica: moltissimi summit e pochissime azioni concrete. Con la campagna di sensibilizzazione ‘Salviamo il mare’, che proprio in questi giorni sta entrando nel vivo, l’Enpa sta facendo la sua parte. Ma i governi dove sono? E’ forse necessario che si compia l’irreparabile prima che la politica si impegni fattivamente per la tutela della biodiversità marina?”.

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