Energia nucleare. Il problema senza la soluzione: il nuovo spot di Greenpeace

 Greenpeace lancia una nuova campagna di comunicazione per informare i cittadini sui pericoli e sulle implicazioni ambientali, sociali ed economiche che la scelta del governo di puntare sull’energia nucleare comporterebbe. Una campagna che, senza rinunciare a un tocco di ironia, ha il chiaro intento di far conoscere particolari noti agli addetti ai lavori ma sconosciuti ai più: ‘Energia Nucleare. Il problema senza la soluzione’ è il claim che ne riassume lo spirito. Lo rende noto l’associazione ambientalista in un comunicato.
Il nuovo spot che fa il verso, ribaltandoli, ai codici comunicativi delle grandi compagnie energetiche, caratterizzati da atmosfere sognanti, immagini epiche e toni di voce rassicuranti che, com’è ovvio, servono a celare le pesanti conseguenze spesso nascoste dietro le loro attività. Nello spot di Greenpeace, lo spettatore si trova davanti a un filmato che, con grande chiarezza, toni rassicuranti e ironia, mostra tutte le agghiaccianti verità sull’atomo: le scorie impossibili da smaltire, gli enormi costi, il falso mito dell’indipendenza energetica, i problemi di sicurezza.

Abbattuto pino secolare a Sorrento: la denuncia del Wwf

 Lo storico e secolare esemplare arboreo di Pinus pinea, di Villa La Terrazza di Sorrento non c’è più. 130 anni, 12 metri di altezza e 332 centimetri di circonferenza non sono bastati a salvare uno degli ultimi grandi esemplari di pino domestico presenti sul costone tufaceo della città. La denuncia è del Wwf che sottolinea la stridente coincidenza dell’evento con l’anno internazionale delle foreste proclamato dall’Onu. I motivi del disseccamento -riferisce il Wwf in una nota- non sono ancora chiari: certo è che i recenti interventi antropici sul terreno sottostante non hanno sicuramente giovato alla salute dell’albero, se si aggiungono poi le drastiche potature praticate 6 anni fa è evidente da cosa possa essere derivata la forte riduzione della capacità di fotosintesi della pianta.

Risorse: nel 2020 il break down alimentare

 Già nel 2020 il mondo potrebbe non riuscire a produrre abbastanza cibo per tutti, a causa dell’aumento della popolazione e degli effetti dei cambiamenti climatici sulle produzioni agricole. Lo afferma uno studio dell’Ong statunitense Universal Ecological Fund, che ha combinato le proiezioni sulle temperature dell’Ipcc con i dati disponibili sulle produzioni mondiali. Secondo i risultati dello studio, che parte dalla stima di un aumento di 2,4 gradi della temperatura media entro i prossimi dieci anni, alla popolazione che diventerà di 7,8 miliardi di persone verrà a mancare il 14% del grano, l’11% del riso e il 9% del mais, mentre le uniche produzioni che beneficeranno dei climi più caldi saranno quelle di soia.

Gli uomini europei inquinano più delle donne

Sono i maschi, almeno in Europa, i veri nemici dell’ambiente. Le loro emissioni, afferma uno studio pubblicato dalla rivista Energy Policy, sono molto più alte di quelle delle donne, soprattutto a causa della smodata passione per le auto che sembra accomunare gli uomini di tutto il Vecchio Continente. I calcoli sono stati fatti da Riitta Raty e Annika Carlsson-Kanyama della Defence Research Agency svedese di Stoccolma sui dati di uomini e donne, in questo caso single, di Svezia, Norvegia, Germania e Grecia. I maschi sono risultati i più inquinanti in tutti i paesi, con una forbice che si amplia andando verso sud: se in Norvegia la differenza è solo del 6% e in Germania dell’8%, è in Grecia che questa diventa maggiore, sfiorando il 39%.

Laghi e fiumi emettono più metano del previsto

Fattori inquinanti inaspettati. Laghi e fiumi, secondo quanto riportato da uno studio dell’Università di Linkping in Svezia, emettono “molto più metano di quanto si pensasse” pari al 25 % di tutta l’anidride carbonica del pianeta. I ricercatori, analizzando la quantità di metano (Ch4) emessa da circa 474 bacini di acqua dolce, hanno rivelato dati finora impensati. Come ha riportato la rivista Science, il potente gas serra rilasciato dalla vegetazione in decomposizione e di altre sostanze organiche presenti nei corsi d’acqua, bacini idrici, laghi e torrenti è “stato molto superiore al previsto“: queste acque emettono almeno 103 teragrammi di Ch4 all’anno, corrispondenti a 0,65 petagrammi di anidride carbonica (il tetragrammo e il petagrammo sono unità di misura della densità).

Porto Torres, sversamento di migliaia di litri di olio cancerogeno in mare

 Sarebbero alcune decine di migliaia e non solo 10 mila i litri di olio combustibile finiti in mare due giorni fa a Porto Torres durante le operazioni di scarico nella centrale E.On di Fiume Santo. E’ quanto emerso dal tavolo tecnico convocato venerdì mattina d’urgenza dall’assessore provinciale all’Ambiente Paolo Denegri, a cui hanno preso parte i sindaci di Sassari, Porto Torres e Sorso, una delegazione di E.On e i vertici della Capitaneria di porto di Porto Torres. Il danno sembra dunque più grave di quanto era emerso nelle prime ore. Per accertare fino a dove si è allargata la zona interessata dall’inquinamento è stato utilizzato anche un aereo ultraleggero che ha sorvolato la costa.

Inquinamento da amianto: scomparsi o declassati 13 siti a rischio 1. La denuncia di Defranceschi

 Sono scomparsi o sono stati declassati i 13 siti che comparivano nella classe di rischio 1, che identifica quegli edifici non confinati, accessibili e di uso pubblico nei quali sia presente materiale friabile e quindi estremamente pericoloso“. Al tempo stesso però “gli altri siti sono aumentati“.
Così il consigliere regionale ‘grillino’ Andrea Defranceschi commenta il nuovo censimento degli edifici con amianto da bonificare in Emilia-Romagna, aggiornato al 23 dicembre 2010 dalla Regione, che l’ha inviato al Ministero dell’Ambiente. “Quest’anno – spiega – la Regione ha preferito far passare solo sette mesi prima di replicare il censimento (solitamente annuale) dei siti con materiali in amianto. E considerato che, da maggio a dicembre, gli immobili a rischio per la salute dei cittadini son passati da 757 a 771, non possiamo che plaudire all’operato dell’assessorato alla Salute per l’utilità della mappatura“.

I cambiamenti climatici influenzano il sapore dei cibi: è allarme per i produttori di thé di Assam

I cambiamenti climatici influenzano anche il sapore dei cibi oltre che la loro produzione. In India, nella regione nord-orientale di Assam, dove si concentra la produzione di tè scuro, una variabile aromatica venduta in Inghilterra come breakfast tea, le foglioline sembrano aver perso gusto, oltre a scontare una decisa riduzione dei raccolti. Lo denunciano i coltivatori della regione che sono in allarme perché con l’alto tasso di umidità delle ultime stagioni si è perso il 55% della produzione e anche parte della qualità.

In Giappone il 5,7 per cento in meno di emissioni di Co2 in un biennio: grazie alla crisi

 Il 2010 per il Giappone si chiude con segno positivo a favore dell’ambiente: nell’ultimo biennio, e’ stato compiuto un taglio del 5,7% delle emissioni di gas serra. Secondo quanto mostra un’analisi preliminare del governo giapponese, per il secondo anno consecutivo in Giappone le emissioni di anidride carbonica da combustibili fossili hanno mostrato un declino rilevante. A causa della debolezza dell’economia globale, i livelli di CO2 sono scesi infatti a 1.209 miliardi di tonnellate equivalenti, dopo il picco negativo raggiunto nel 2008, con 1.374 milioni di tonnellate di CO2 (+9% sul 1990-1991). I risultati preliminari – quelli definitivi si conosceranno ad aprile – sono in linea con le aspettative del mercato che prevedevano una riduzione annua del 5,6%, pari a 1.075 miliardi di tonnellate di anidride carbonica.

Riciclare gli scarti nucleari: il progetto cinese di riprocessamento dell’uranio

 Gli scienziati cinesi hanno sviluppato una nuova tecnologia per il riprocessamento del carburante nucleare, capace di risolvere potenzialmente il problema di approvvigionamento cinese dell’uranio. Lo riporta la televisione cinese CCTV. La tecnologia e’ stata sviluppata nei laboratori della China National Nuclear Corp nel deserto del Gobi e permette il riuso del carburante gia’ irradiato.
Secondo quanto riferisce il China Daily che riprende la notizia televisiva sul suo sito web, con la nuova tecnologia, il riuso delle risorse di uranio cinesi gia’ stoccate potranno essere riusate per altri 3000 anni.