Sono i maschi, almeno in Europa, i veri nemici dell’ambiente. Le loro emissioni, afferma uno studio pubblicato dalla rivista Energy Policy, sono molto più alte di quelle delle donne, soprattutto a causa della smodata passione per le auto che sembra accomunare gli uomini di tutto il Vecchio Continente. I calcoli sono stati fatti da Riitta Raty e Annika Carlsson-Kanyama della Defence Research Agency svedese di Stoccolma sui dati di uomini e donne, in questo caso single, di Svezia, Norvegia, Germania e Grecia. I maschi sono risultati i più inquinanti in tutti i paesi, con una forbice che si amplia andando verso sud: se in Norvegia la differenza è solo del 6% e in Germania dell’8%, è in Grecia che questa diventa maggiore, sfiorando il 39%.
Laghi e fiumi emettono più metano del previsto
Fattori inquinanti inaspettati. Laghi e fiumi, secondo quanto riportato da uno studio dell’Università di Linkping in Svezia, emettono “molto più metano di quanto si pensasse” pari al 25 % di tutta l’anidride carbonica del pianeta. I ricercatori, analizzando la quantità di metano (Ch4) emessa da circa 474 bacini di acqua dolce, hanno rivelato dati finora impensati. Come ha riportato la rivista Science, il potente gas serra rilasciato dalla vegetazione in decomposizione e di altre sostanze organiche presenti nei corsi d’acqua, bacini idrici, laghi e torrenti è “stato molto superiore al previsto“: queste acque emettono almeno 103 teragrammi di Ch4 all’anno, corrispondenti a 0,65 petagrammi di anidride carbonica (il tetragrammo e il petagrammo sono unità di misura della densità).
Il bagno del cucciolo di cane -parte prima-
Il tempo dedicato al bagno del vostro cucciolo di cane è un tempo speso bene per voi e soprattutto per lui. Dovete abituare il cane sin da piccolo a fare il bagno per farlo abituare all’acqua e ai saponi. Fate il bagno al vostro cane solo quando ne ha bisogno perché se gli farete il bagno troppo spesso rischiate che i saponi rimuovano in modo eccessivo il grasso corporeo naturale del pelo facendolo così diventare secco e meno impermeabile. Per cominciare fate al cucciolo di cane uno o due bagni anche quando non è proprio sporco per farlo abituare sin da piccolo a farsi “maneggiare”.
Preparate la sala da bagno mettendo dell’acqua tiepida nella vasca o in una bacinella o in un contenitore della grandezza adatta a contenere il cane. Se il fondo è scivoloso mettete sul fondo della vasca o della bacinella o del contenitore scelto per il bagno, un tappeto di gomma. Immergete il cucciolo di cane nell’acqua delicatamente, accarezzandolo e rassicurandolo parlandogli dolcemente. In alcuni casi questa operazione può anche richiedere la presenza di due persone, almeno le prime volte, quando il cane non è ancora abituato al bagno.
Scoperto un nuovo tipo di coccodrillo preistorico -parte terza-
Le forme più note, come Metriorhynchus, sono vissute tra il Giurassico medio e superiore e raggiungevano una lunghezza di tre metri. Tra le altre forme ben note, da ricordare Geosaurus, i cui resti fossili includono esemplari perfettamente conservati, e Dakosaurus, stranamente dotato di un muso corto e dai denti robustissimi. L’ultima forma ben nota, Enaliosuchus, risale al Cretaceo inferiore, circa 120 milioni di anni fa. Il Neptunidraco ammoniticus era diverso dai coccodrilli di oggi: era un animale marino, e non semi-acquatico, e probabilmente saliva sulla terraferma ben di rado. Era lungo circa 4 metri, con un corpo di forma idrodinamica e una coda più simile alla pinna di uno squalo che alla coda di un coccodrillo.
Si sospetta inoltre che il Neptunidraco ammoniticus fosse dotato di pinne. “Era così ben adattato alla vita marina che gli era impossibile sopravvivere fuori dall’acqua” spiega Andrea Cau, co-autore della ricerca e paleontologo dell’Università di Bologna. “Per certi versi, era più simile ad un delfino che ad un coccodrillo“.
Scoperto un nuovo tipo di coccodrillo preistorico -parte seconda-
Il nuovo animale preistorico scoperto, il Neptunidraco ammoniticus, è il più antico rappresentante della famiglia dei metriorinchidi ( Metriorhynchidae), una specie di antichi coccodrilli marini che hanno abitato gli oceani per circa trenta milioni di anni prima di estinguersi. Questi rettili arcosauri simili a coccodrilli sono vissuti tra il Giurassico inferiore e il Cretaceo inferiore (190-120 milioni di anni fa). I loro resti sono stati rinvenuti in Inghilterra, Francia, Germania, Italia, Russia, Cuba, Messico, Argentina e Cile.
Questi animali furono l’unico gruppo di arcosauri ad adattarsi completamente all’ambiente acquatico. Il corpo dei metriorinchidi divenne particolarmente allungato e del tutto sprovvisto dell’armatura dermica tipica dei crocodilomorfi; un adattamento, questo, per garantire una migliore idrodinamicità. Il muso era allungato e sottile, dotato di mascelle con denti acuminati, ma la caratteristica più distintiva dei metriorinchidi erano le zampe trasformate in vere e proprie pagaie; queste venivano utilizzate dall’animale per direzionarsi durante il nuoto. Il paio posteriore era relativamente allungato e strutturalmente simile a quello degli odierni coccodrilli.
Scoperto un nuovo tipo di coccodrillo preistorico -parte prima-
Uno studio recente afferma che i fossili trovati in alcune lastre di calcare destinate a diventare dei piano da lavoro per le cucine italiane, sono quelli di una nuova specie di coccodrillo preistorico. I fossili erano stati trovati in un blocco di pietra calcarea della ditta della famiglia Pasini a Portomaggiore in provincia di Ferrara in Italia nel 1955 dopo che gli operai hanno tagliato un grande blocco di pietra in quattro lastre e hanno trovato le ossa intrappolate nella pietra. Il blocco di pietra calcarea proviene dalle cave di Sant’Ambrogio di Valpolicella, vicino a Verona. Nelle lastre si notano molto bene i denti e le robuste mandibole dell’antico animale preistorico e alle estremità delle lastre si notano alcuni frammenti più squadrati: le vertebre del collo del Neptunidraco ammoniticus. Un primo sopralluogo permette di identificare quei resti frammentari fossili come parte del cranio di un antico coccodrillo marino vissuto nel Giurassico, il Neptunidraco ammoniticus.
“Quando il proprietario ha visto le ossa ha deciso di mettere da parte le lastre”, ha detto il co-autore dello studio Federico Fanti, un geologo del Museo Geologico Giovanni Capellini in Italia.
Porto Torres, sversamento di migliaia di litri di olio cancerogeno in mare
Sarebbero alcune decine di migliaia e non solo 10 mila i litri di olio combustibile finiti in mare due giorni fa a Porto Torres durante le operazioni di scarico nella centrale E.On di Fiume Santo. E’ quanto emerso dal tavolo tecnico convocato venerdì mattina d’urgenza dall’assessore provinciale all’Ambiente Paolo Denegri, a cui hanno preso parte i sindaci di Sassari, Porto Torres e Sorso, una delegazione di E.On e i vertici della Capitaneria di porto di Porto Torres. Il danno sembra dunque più grave di quanto era emerso nelle prime ore. Per accertare fino a dove si è allargata la zona interessata dall’inquinamento è stato utilizzato anche un aereo ultraleggero che ha sorvolato la costa.
Inquinamento da amianto: scomparsi o declassati 13 siti a rischio 1. La denuncia di Defranceschi
“Sono scomparsi o sono stati declassati i 13 siti che comparivano nella classe di rischio 1, che identifica quegli edifici non confinati, accessibili e di uso pubblico nei quali sia presente materiale friabile e quindi estremamente pericoloso“. Al tempo stesso però “gli altri siti sono aumentati“.
Così il consigliere regionale ‘grillino’ Andrea Defranceschi commenta il nuovo censimento degli edifici con amianto da bonificare in Emilia-Romagna, aggiornato al 23 dicembre 2010 dalla Regione, che l’ha inviato al Ministero dell’Ambiente. “Quest’anno – spiega – la Regione ha preferito far passare solo sette mesi prima di replicare il censimento (solitamente annuale) dei siti con materiali in amianto. E considerato che, da maggio a dicembre, gli immobili a rischio per la salute dei cittadini son passati da 757 a 771, non possiamo che plaudire all’operato dell’assessorato alla Salute per l’utilità della mappatura“.
Le Cesine, la riserva naturale Wwf divenuta il paradiso del birdwatching
Il paradiso dei ‘birdwatchers’ è la Riserva naturale dello Stato Le Cesine, in Salento, gestita dal WWF dal 1980. A stabilirlo una votazione quasi ‘plebiscitaria’ (500 su 650) organizzata da EBN Italia, l’associazione nazionale che si dedica alla promozione dell’attività di osservazione degli uccelli (birdwatching) www.ebnitalia.it.
Riserva naturale dello Stato Le Cesine
L’Oasi 2010 è stata scelta dagli specialisti di ornitologia come luogo ideale in cui poter dar sfogo alla propria passione grazie ai suoi paesaggi spettacolari e la ricchezza di specie che vi sostano. Fenicotteri, aironi, anatre selvatiche sono alcune delle ‘chicche’ ornitologiche che gli appassionati possono osservare in natura.
Sea Shepherd chiede il sostegno di una nave di Greenpeace -parte due-
Greenpeace ha raccolto numerosi fondi con la “campagna” in difesa delle balene dei Mari Antartici ma non hanno mandato nessuna nave per fermare la flotta di baleniere giapponesi in questi mari dal 2006. Sea Shepherd pensa che Greenpeace abbia l’obbligo morale di usare questi fondi per fermare la caccia alle balene nei Mari Antartici nel modo più efficace ed efficiente possibile.
Sea Shepherd chiede ufficialmente l’assistenza di Greenpeace a collaborare per ottenere la completa cessazione della caccia illegale alle balene attuata dalla flotta di baleniere giapponesi. Anche solo la presenza di una nave di Greenpeace farebbe una grande differenza nel Santuario dei Cetacei dei Mari Antartici. Sea Shepherd è pronto a fornire a Greenpeace le coordinate della flotta delle baleniere e la nave di Greenpeace potrebbe essere sul posto in meno di due settimane.