In Italia l’ edilizia abitativa consuma circa il 40% dell’ energia disponibile a livello nazionale, di cui una grossa parte viene importata dall’ estero, e nonostante si faccia un gran parlare di bioedilizia e risparmio energetico, anche a livello ufficiale delle normative edilizie, gli sprechi in campo energetico sono immensi.
Secondo una recente ricerca del progetto Audit Gis di Fondazione Cariplo, eseguita sugli edifici di 650 Comuni in Lombardia con meno di 30mila abitanti, con interventi di efficienza energetica sugli immobili di proprietà dei Comuni si potrebbero ridurre i kWh di oltre il 40% e la CO2 di 25mila tonnellate, l’ equivalente delle emissioni di un esercito di 12.000 utilitarie che viaggiano per 12.000 km l’ anno.
LA BIOEDILIZIA NEGLI EDIFICI PUBBLICI
La stima dei fondi necessari a questa riduzione è di circa 110-120 milioni di euro: a fronte di 231 chilowattora al metro quadro per i consumi termici per edifici destinati principalmente a scuole o asili (63%), municipi e uffici (21%), palestre e impianti sportivi (8%), centri ricreativi e residenze sanitarie (2%) e assistenziali, nel 47% dei casi occorrerebbero interventi sull’ involucro dell’ edificio, nel 25% la sostituzione delle caldaie, in un altro 25% l’ aggiornamento delle utenze elettriche, nel 3% gli impianti di produzione di acqua calda.