Borneo: un francese guida una crociata a favore delle scimmie. Seconda parte

di Redazione 101 views0

In piena foresta abbatte due alberi e costruisce una capanna su cui attacca un cartello dove scrive “Kalaweit” – in lingua dayak significa gibbone -, il nome della sua neonata associazione.

Da allora di tempo ne è passato, visto che “Kalaweit” è diventato il più importante programma di riabilitazione del gibbone nel mondo, con 250 esemplari di questo animale, una cinquantina di impiegati, una radio ed un budget annuale di quattrocentomila euro, che dipendono da donazioni private.

Secondo il nostro eroe tutto questo non rappresenta un successo ma piuttosto una sconfitta. Lui oggi si fa chiamare Chanee – è il termine con cui viene indicato il gibbone in Thailandia – e spiega che il suo sogno di bambino, quello di riabilitare i gibboni e liberarli dalle gabbie rimarrà tale. Punta il dito su una coppia di animali – madre e figlio -:

Loro sono pronti ad essere rilasciati in antura ma nessuna foresta lì può accogliere.

Una famiglia di gibboni ha bisogno di 15 ettari di giungla. Molto territoriale, l’animale uccide ogni membro della sua specie che vive troppo vicino. Il problema è che la giungla è già sovrapopolata a causa della deforestazione di cui è vittima l’isola. L’equivalente di sei campi da calcio scompare ogni minuto in Indonesia, per far posto alle piantagioni delle palme da olio.

Per questo Chanee si è lanciato in una nuova crociata contro l’olio di palma. Con la sua associazione ha acquistato 100 ettari di giungla per farne una riserva. E successivamente ha comprato un parapendio a motoreper fotografare tutti i tagli illegali di cui continuano ad essere vittime le foreste “protette”.

Una scelta rischiosa. Per questo nel 2009 qualcuno ha sparato addosso al nostro eroe ed alla sua compagna – si chiama Prada. In quell’occasione gli hanno gridato anche “vattene Bianco”. PEr questo da alloro è stata ingaggiata una guardia armata per sorvegliare la casa dove vive Aurelien e la sua famiglia – ha pure due figli di otto e due anni.

Non per niente viene chiamato spesso il “Dian Fossey francese”. Il collegamento tra lui e la statunitense che ha dedicato la sua vita ai gorilla africani prima di essere uccisa. Chanee riconosce che il rischio è reale,

ma è un rischio che bisogna prendere. Non si ottiene nulla per nulla.

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