Zero Waste: il caso di San Francisco e della California


C’è voluto del tempo, ma finalmente nell’opinione pubblica si sta facendo strada il cambiamento della concezione di quello che viene chiamato rifiuto: è necessario modificare i cicli di produzione per ridurre il più possibile la creazione di scarti.

L’obiettivo più spinto – l’assenza di scarti dalle produzioni è l’obiettivo della strategia Zero Waste – ovvero rifiuti zero. L’idea è nata negli anni settanta, e tra i suoi principali teorici c’è Paul Connett, professore di chimica alla St. Lawrence University.

La strategia è semplice. Bisogna combinare i cicli produttivi in modo da eliminare i materiali di scarto – i rifiuti di una produzione diventano materia prima in altri processi -, oltre a creare beni di consumo riciclabili al 100 per cento.

Il cammino verso un obiettivo impegnativo come questo permetterebbe di ridurre i volumi in discarica – oltre ad eliminare l’incenerimento -, permettendo di aumentare dall’altra parte la quantità e la qualità dei materiali da riciclare.

Corollario a tutto questo è l’incentivazione al riuso ed alla riparazione dei prodotti, oltre all’eliminazione del packaging.

Questa filosofia si sta facendo strada a livello cittadino. La campionessa mondiale è San Francisco che, come riportato dal Wall Street Journal, è riuscita a riciclare il 77% dei propri rifiuti.

Tra i tanti passi compiuti c’è stata un’ordinanza comunale del 2009 che ha obbligato le abitazioni private e le attività commerciali a fare il compostaggio – con ottimi risultati: vengono raccolte ogni anno 600 tonnellate di rifiuti organici.

Ovviamente nella città californiana si differenzia di tutto – plastica, alluminio, carta e molto altro -, e la tassa pagata sui rifiuti dai suoi abitanti dipende dalla quantità di rifiuti indifferenziati prodotti. E l’amministrazione punta a fare ancora meglio: il 100% di rifiuti riciclati entro la fine del decennio.

negli Stati Uniti ci sono altre due città che stanno facendo molto bene a livello di riciclaggio. Ovviamente si tratta di altre due città californiane: San Diego e Los Angeles.

Riciclano rispettivamente il 68 ed il 65% dei propri rifiuti, seguendo il cammino fatto in questi anni da San Francisco. Qualche rondine però non fa primavera, perché gli statunitensi sono ancora i maggiori produttori di rifiuti. I dati della Environmental Protection Agency parlano chiaro: nel 2009 ogni americano generava due chili di rifiuti al giorno. Per una produzione totale di 243 milioni di tonnellate di scarti – 132 hanno preso la strada della discarica.

Photo Credit | Thinkstock

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