Non aprire per almeno trecento generazioni

di Redazione 86 views0

Qualunque sia il modello, un reattore nucleare funziona grazie alla creazione di calore attraverso la fissione dei nuclei di uranio e plutonio, che a seguito della fissione si spezzano in altri elementi radioattivi.

Con il passare del tempo le barre diventano sempre più povere di materiale fissile, fino ad arrivare ad un punto in cui non è più efficiente sfruttarle: devono essere sostituite.

In Europa, a fronte di 135.000 MW elettrici installati, si ha una produzione annua di circa 2.700 tonnellate di combustibile esaurito, che contiene circa 27 t di Plutonio, 3,8 t di attinidi minori (Nettunio, Americio e Curio) e 3,2 t di prodotti di
fissione a lunga vita.

Questa citazione viene da un rapporto dell’ENEA di qualche anno fa, ma la situazione è rimasta sostanzialmente la stessa.

Alcune di queste scorie, come il Cesio, lo Stronzio e lo Iodio diventano innocui dopo – si fa per dire – “solo” qualche centinaio di anni, mentre per il Plutonio bisogna aspettare 250.000 anni, e gli attinidi minori devono essere isolati dalla biosfera per periodi ancora più lunghi.

Dopo lunghi e costosi processi, le scorie possono essere immagazzinate in depositi “temporanei” adeguatamente schermati e sorvegliati, in attesa di diversa collocazione – lasciando la patata bollente ai nostri discendenti –, oppure possono essere convertite in composti stabili, inglobati in vetri o ceramiche, incapsulati in
contenitori di acciaio inossidabile, e infine seppellite sottoterra a profondità opportuna, in formazioni geologiche particolarmente stabili.

Il costo per la conservazione delle scorie sarà enorme, praticamente incalcolabile – scaricato sulle collettività -, poiché si tratta di confinare in modo sicuro materiale che rimarrà attivo e pericoloso per migliaia di anni51. E per di più non sappiamo ancora abbastanza sul comportamento dei materiali che dovrebbero imprigionare gli elementi radioattivi.

Un team di studiosi inglesi ha analizzato la struttura atomica dello zircone, un materiale ceramico naturale e durevole, prima e dopo averlo mescolato a plutonio, uranio e torio – sarebbe uno dei sistemi sicuri per conservare le scorie per migliaia di anni. Le radiazioni hanno distrutto la struttura atomica del materiale cinque volte più velocemente di quanto previsto, per cui i contenitori delle
scorie potrebbero rilasciare radiazioni dopo soli 1.400 anni.

Cosa accadrà all’acciaio inossidabile alla profondità in cui verrà seppellito e per un periodo di 10.000 anni? Chi può sapere se i terremoti continueranno ad avvenire dove sono accaduti nelle ultime migliaia di anni? O prevedere le trasformazioni geologiche per un periodo temporale così lungo?

Se si dovessero verificare delle perdite sarebbero estremamente pericolose, per cui sarà necessario vigilare per migliaia di anni affinché il materiale depositato non venga a contatto con forme viventi. Ma se dovessimo mettere un avviso all’ingresso dei depositi di scorie per avvertire del rischio i nostri pronipoti, come
dovremmo procedere? Pochi secoli dopo la morte dell’ultimo faraone era
scomparsa anche la conoscenza di come leggere i geroglifici.

Se non si è in cattiva fede o non si hanno le fette di salame sugli occhi non si può fare a meno di pensare che l’energia nucleare sia un non sense economico ed ambientale.

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