WWF: una lobby ambientalista nel documentario “Il patto con il panda”

di Redazione 711 views0

Il WWF è la più nota associazione ambientalista del mondo, il suo simbolo è il panda, una delle specie protette in via d’estinzione e da qualche tempo ormai l’associazione non gode più di molta credibilità. La goccia che ha fatto traboccare il vaso è stato il documentario tedesco Il patto con il panda, svelando molti retroscena sugli accordi che il WWF stipula con politici e industriali.

Il WWF non lotta per l’ambiente così come vorrebbe far credere, il succo del messaggio è proprio questo e deriva dalle numerose accuse denunciate con il film Der Pakt mit dem Panda (Il patto con il panda) di Wilfried Huismann, già andato in onda sulla tv tedesca, scatenando una vera e propria bufera nel 2011, presto diffusasi in tutto il mondo.

Le accuse rivolte al WWF

Dopo una serie di lunghe indagini, svolte seguendo l’associazione nei vari settori e nelle varie aree del mondo in cui opera, sono arrivate delle accuse abbastanza pesanti nei confronti del WWF, ecco alcuni esempi:

  • In India il WWF organizza safari per i turisti, per 10.000 dollari permette loro di incontrare le tigri, seguendone le tracce nel bel mezzo della giungla. Le spedizioni, in realtà, tra le jeep e la presenza dei turisti, non sono affatto piacevoli per le tigri e per l’habitat stesso, si produce rumore e inquinamento e l’amministrazione delle gite turistiche non viene affidata a persone del posto, non viene favorita nemmeno l’occupazione.
  • In Indonesia viene prodotto l’olio di palma, utilizzato come biocombustibile. Questa produzione, anno dopo anno, comporta la distruzione della foresta tropicale ma il WWF si è rivelato favorevole alla produzione di biocombustibile, a dispetto di quanto stia accadendo all’ambiente. Questo sentimento favorevole nasce però da un accordo con la multinazionale Wilmar, che produce appunto olio di palma con il sostegno del WWF, che a sua volta dichiara che non ci sono impatti ambientali utilizzando questi metodi di coltivazione e produzione dell’olio. Molti contadini si sono visti espropriare i terreni, adesso di proprietà della Wilmar. Alcuni sono stati assunti dall’azienda stessa, altri vivono di pesca, ma anche le acque sono fortemente inquinate, a causa delle sostanze chimiche riversate dalle fabbriche di olio di palma.
  • Nel parco nazionale di Nagarhole, sono stati offerti dei soldi ad una piccola comunità di raccoglitori di miele per convincerli a lasciare il territorio. Dopo essersi opposti al trasferimento forzato, i componenti della comunità hanno dovuto fare i conti con il loro Governo, che ha dichiarato illegale la raccolta di miele. Il WWF, invece, li ha accusati di aver ucciso le tigri per vendere la loro pelle ai commercianti cinesi.
  • In Sudamerica il WWF appoggia progetti per l’estensione delle coltivazioni di soia, per le quali vengono utilizzate sostanze chimiche dannose per l’ambiente. Tra le società che l’associazione appoggia, molte sono responsabili della distruzione delle foreste. A questo si aggiunge lo sviluppo di coltivazioni geneticamente modificate.
  • Tornando all’Indonesia, l’associazione raccoglie fondi per salvare gli oran-utang del Borneo, ma non si sa che fine abbiano fatto quei soldi, non c’è nessun progetto all’attivo e gli animali sono stati praticamente sterminati a causa della presenza sempre più ingombrante delle fabbriche che producono olio di palma.

La risposta del WWF

E mentre l’associazione veniva accusata di essere una lobby ambientalista particolarmente influente, Adriano Paolella, direttore di WWF Italia, commentava il documentario, diffusosi nell’arco di poco tempo dalla Germania al resto del mondo, ancora una volta grazie a internet. Una situazione da non tralasciare tutt’oggi:

Peccato che il film sia caduto in un equivoco: il World Wildlife Fund non disdegna partner finanziari, a patto che si abbia in comune la causa della difesa dell’ambiente. Il documentario ha utilizzato un miscuglio di affermazioni disordinate, molti errori di base e soprattutto non ha approfondito la metodologia di lavoro del Wwf, basata anche sul dialogo con alcune imprese, per incidere di più su processi produttivi che hanno un ruolo importante nell’uso e consumo delle risorse naturali. Siamo sempre disponibili a dare informazioni trasparenti su qualunque tematica, come facciamo regolarmente.

 

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