Il nucleare nel mondo: fine del Rinascimento. Seconda parte

di Redazione 64 views0

I costi di costruzione di certi progetti stanno lievitando pericolosamente – per i sostenitori del nucleare -: quello dell’EPR si è moltiplicato per quattro – anche senza considerare l’impatto dell’inflazione -, quello della centrale di Watts-Bar-2 è aumentato del 60% nel corso degli ultimi cinque anni. Delle undici aziende attive nel settore della costruzione delle centrali nucleari, sette hanno ricevuto un downgrading dell’agenzia Standard & Poor’s durante lo stesso periodo.

Quattro sono rimaste stabili, ma nessuno ha visto migliorare il suo giudizio da parte di un’agenzia di rating. In effetti ormai per gran parte degli analisti il settore nucleare è considerato a rischio.

Moody’s si è felicitato con le imprese tedesche RWE e E.ON si siano svicolate dalle centrali in progetto in Gran Bretagna, perché pensa che queste aziende potevano focalizzarsi su degli investimenti meno rischiosi. Moody’s ha ugualmente salutato la decisione della Siemens di ritirarsi dal settore dell’elettricità nucleare, stima che la ritirata dal nucleare libererebbe dei fondi da investire in attività dotate di una migliore visibilità. La Tepco ha perso il 96% del suo valore dopo la catastrofe di Fukushima, l’EDF l’82% ed Areva l’88%.

In contrasto con il settore del nucleare, gli investimenti nelle energie rinnovabili una netta accelerazione, malgrado il contesto di crisi e la rinuncia di certi paesi alle tariffe di riacquisto regolate.

Dal 2004, gli investimenti nelle energie rinnovabili sono praticamente quintiplucati. Secondo Bloomberg Energy Finance, l’investimento cumulato nelle energie rinnovabili è aumentato di più di 1000 miliardi di dollari dal 2004, mentre nello stesso periodo gli investimenti nel nucleare hanno canalizzato solo 120 miliardi di dollari.

Gran parte di questi soldi arrivano dai programmi nucleari cinesi. Questo paese concentra sul suo enorme territorio il 40% dei cantieri in costruzione in tutto il mondo. Un impegno notevole, ma senza date precise: dei 26 reattori in costruzione, l’Agenzia internazionale dell’Energia atomica – l’AIEA – non ha potuto finora dire quando entreranno in funzione – nemmeno l’anno.

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