Appello Forum italiano dei movimenti per l’acqua

di Redazione 43 views0

Il 12 e 13 giugno dell’anno scorso, un numero impressionante di italiani – dovete pensare che non c’erano partiti o forze particolari dietro di loro – hanno votato per affermare che l’acqua è un bene comune, un diritto umano universale che deve essere gestito in modo partecipativo senza mettere al centro di tutto il profitto.

26 milioni di italiani hanno votato contro la privatizzazione dei servizi pubblici locali, mostrando ai partiti ed alla cattiva politica la possibilità di creare un nuovo rapporto tra cittadini e Stato. Per molti – ed io sono tra questi – noi ci troviamo in cuna crisi economico-sociale-ambientale senza precedenti. Un nuovo linguaggio fatto di beni comuni e di partecipazione democratica – anche a livello planetario – potrebbe rappresentare due elementi di un nuovo modello sociale in grado di rispondere alle contraddizioni del presente sistema economico.

Al di là delle considerazioni di carattere generale, i governi italiani hanno finora evitato accuratamente di dare applicazione al risultato espresso da questi referendum – e c’è di peggio: già prima il governo Berlusconi, e ora quello Monti, stanno cercando di riproporre la liberalizzazione dell’acqua – utilizzando come espediente la precipitazione della crisi economico-finanziaria e del debito.

Forse tutto questo potrebbe avvenire in parallelo ad un analogo provvedimento a livello di Unione Europea – che dovrebbe seguire i punti della vecchia direttiva Bolkestein. In ogni caso è necessario mobilitarsi. Una delle proposte fatte dal Forum italiano dei movimenti dell’acqua è la firma di un appello già sottoscritto da personalità come Dario Fo, Gino Strada, Valerio Mastrandrea e padre Alex Zanotelli.

Un’altra mobilitazione è la campagna di obbedienza civile, a seguito della quale un migliaio di famiglie nella sola Arezzo si sono autoridotte la tariffa dell’acqua. Se il gestore, Nuove Acque, dovesse far ricorso, il comitato acqua pubblica è pronto ad appellarsi al giudice di Pace. Visto il risultato del referendum non è più lecito applicare il rendimento minimo sul capitale prima previsto – il 7%.

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