La Cina, l’inquinamento da cromo e la Apple

di Redazione 211 views0

La denuncia è arrivata dalla divisione cinese di Greenpeace: analizzando le acque ed i terreni nella regione dello Yunnan ha rilevato dei livelli di cromo estremamente pericolosi per la salute.
Come spesso accade nei casi di inquinamento le autorità cinesi hanno fatto finta di niente, salvo poi reagire, dopo le proteste di massa, facendo ricadere la responsabilità sulla Luliang Chemical Industry.

Questa azienda avrebbe gettato 5.000 tonnellate di cromo in tre diversi punti del fiume Nanpan – un affluete del fiume delle perle. L’inquinamento da cromo però non è un fatto isolato, visto che le analisi dell’associazione ambientalista hanno mostrato che il metallo ormai è stato assorbito dal terreno e con ogni probabilità è arrivato ormai ad inquinare le falde freatiche.

E’ uno degli effetti negativi della globalizzazione. Le multinazionali producono in Cina per garantirsi prezzi di fornitura inferiori ed esternalizzare i costi dell’inquinamento sulle popolazioni locali. Un’ONG locale ha denunciato che la Apple

ha sistematicamente mancato di rispondere alle nostre richieste di informazioni riguardo alle violazioni ambientali lungo la sua catena di approvvigionamento.

un gruppo di ONG cinesi ha raccolto prove e testimonianze – grazie anche a Weibo, un sito molto popolare che rappresenta una specie di social network locale – relative agli scarichi inquinanti di 27 sub-appaltatori della Apple. E più in generale tutti produttori di elettronica di consumo violano le regole ambientali realtive al trasporto ed al trattamento dei rifiuti pericolosi.

Ormai l’inquinamento da metalli pesanti di alcune aree delle province interne del Paese si può considerare endemico. Secondo Greenpeace, in Cina sarebbero stoccate qualcosa come un milione di tonnellate di rifiuti pericolosi per la presenza di cromo. Il governo cinese pensa di censire tutti i siti dove sono stoccati questi rifiuti e di procedere in un secondo tempo alla loro bonifica. Resta da capire a chi toccherà pagare: l’autorità pubblica, il sub-fornitore, oppure i grandi marchi occidentali e asiatici che hanno commissionato i lavori.

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