Più calamità naturali e meno fondi: i geologi dalla Gelmini

di Redazione 101 views2

Allarme dei geologi italiani che, a fronte di un cruciale aumento delle calamità naturali nel nostro Paese soggetto a gravi rischi geoambientali, lamentano la riduzione dei fondi per la ricerca. I geologi, attraverso il loro presidente dell’Ordine Nazionale, Gian Vito Graziano, lanciano quindi un appello al ministro dell’Università e Ricerca, Mariastella Gelmini, chiedendole un incontro. “E’ necessaria una riforma della governace del territorio” sottolinea Graziano.
“I geologi vedono ridursi finanziamenti in continuo” aggiunge Eugenio Carminati del Comitato di Scienze della Terra del Consiglio Universitario Nazionale (Cun). Mentre il geologo Rodolfo Carosi del Cun aggiunge: “In un Paese la cui sicurezza geoambientale è quotidanamente minacciata da una miriade di avversità naturali, troppo spesso queste avversità si tramutano in calamità per la colpevole miopia dello Stato“.

I rischi geoambientali del territorio italiano
E per tirare un bilancio sulla governance e i rischi geoambientali del territorio italiano, gli scienziati della terra si incontreranno a Roma per gli Stati Generali dei geologi giovedì prossimo, all’Università La Sapienza.
Se non prestiamo attenzione, se non salvaguardiamo il Paese dal rischio sismico, dal rischio idrogeologico, dal rischio vulcanico, senza dimenticare l’erosione delle coste, è inutile che rincorriamo le emergenze spendendo dieci volte di più” afferma Graziano. “Per la sola Giampilieri -ricorda- si sono spesi 550 mln di euro per appena sei ore di pioggia . Con questi soldi avremmo potuto finanziare la cultura universitaria pensando di potenziare i Dipartimenti di Scienze della Terra e non cancellarli“.

Verso un punto di non ritorno
In Italia -prosegue il presidente dell’Ordine Nazionale dei Geologi- rischiamo di raggiungere un punto di non ritorno. Dobbiamo affrontare tali problematiche se vogliamo un’Italia sicura, se vogliamo bene ad un Paese quale il nostro che è ricco di bellezze ma anche di rischi dal punto di vista geologico“. Chiaro il presidente Graziano sulla riforma universitaria: “Il Cng condivide la preoccupazione sul fronte sicurezza del territorio nell’interesse del sistema Paese. Se tagliare significa togliere fondi alla ricerca ed agli studi sul territorio, allora non ci stiamo“.

Il rischio sismico in Italia
Ricordo -sottolinea ancora Graziano- che viviamo in un Paese dove moltissime aree sono a rischio sismico 1 e dove non c’è solo tale rischio. Non si possono tagliare fondi ed eliminare i Dipartimenti di Scienze della Terra. Il legislatore deve porsi il problema e affrontarlo con una riforma di governo del territorio. Al ministro Gelmini chiediamo un incontro al fine di affrontare almeno questa parte della riforma affinchè possano esserci azioni condivise in difesa della ricerca“.

I finanziamenti ai geologi
I geologi italiani vedono ridursi i finanziamenti in modo continuo ed i dipartimenti di Scienze della Terra nelle università italiane -lamenta Carminati- si riducono drasticamente a seguito dell’applicazione della legge ‘Gelmini’, i corsi di laurea in geologia seguono la stessa strada. E tutto questo in un Paese flagellato dalle diverse tipologie di rischi geoambientali“. “Infatti, -ricorda Carminati- se in termini di rischio idrogeologico ben 5.581. Comuni, pari al 70% del totale, sono esposti ad un potenziale rischio elevato, l’intero territorio nazionale è ricompreso nelle varie classi di rischio sismico, mentre vulcani quali Vesuvio, Campi Flegrei ed Etna minacciano aree ad elevatissima densità abitativa“.

Calamità naturali e professionisti sul territorio
Ed a Carminati fa eco il geologo Vincenzo Morra, direttore del Dipartimento di Scienze della Terra dell’Università Federico II di Napoli. “Allo stesso tempo, -afferma- sembra che, all’aumentare delle calamità naturali ci sia un disegno perverso teso a ridimensionare la crescita di quei professionisti che incassano a livello internazionale i riconoscimenti più alti anche in termini di eccellenza scientifica“. “Ancora una volta, infatti, -prosegue Carminati- è legittimo e doveroso chiedersi in ossequio a quale logica, dopo le innumerevoli calamità che hanno colpito e colpiranno il Paese, si preferisce ancora la strategia degli interventi del giorno dopo piuttosto che rafforzare, o almeno mantenere, le strutture che formano e preparano i professionisti della prevenzione?“.

La protesta dei geologi italiani
Per questo tutta la comunità dei geologi italiani sarà a Roma “nell’interesse del sistema-Paese, per intraprendere -annunciano i geologi- un’azione congiunta che punti anche a sensibilizzare gli interlocutori istituzionali e l’opinione pubblica“. “La presenza congiunta del mondo accademico e di quello professionale testimonia, per un verso, la ritrovata sinergia di due mondi per troppo tempo distanti e la gravità del momento in cui versa un comparto tecnico-scientifico di vitale importanza per un Paese la cui sicurezza geoambientale è quotidianamente minacciata da una miriade di avversità naturali, che troppo spesso si tramutano in ‘calamità’ per la colpevole miopia dello Stato” conclude Rodolfo Carosi del Comitato di Scienze della Terra del Cun e presidente del Consiglio di Corso di Studi in Scienze Geologiche dell’Università di Pisa, ricordando “l’eccellenza della ricerca italiana in questo settore“.

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