Nuove stelle nella galassia di Andromeda: i misteri della nebulosa del Granchio

di Redazione 164 views0

 Le prime immagini delle stelle che si stanno formando adesso nella galassia di Andromeda, la più vicina alla Terra, sono state catturate dai satelliti dell’Agenzia Spaziale Europea (Esa) Herschel e Xmm-Newton. Riprese nei giorni attorno a Natale, sono le prime immagini che vedono Andromeda ai raggi X e nell’infrarosso, “colorando” di rosso, arancio e giallo i dischi di materia della sua spirale. Gli stessi che nell’osservazioni ottiche appaiono di un azzurro che diventa sempre più sfumato e debole procedendo dall’interno verso l’esterno. Nelle immagini all’infrarosso inviate a Terra dal satellite Herschel le centinaia di miliardi di stelle di Andromeda appaiono molto brillanti e, soprattutto, risultano essere molto più numerose di quanto si immaginasse. Nelle nubi di polveri fredde si trovano veri e propri incubatori di stelle in formazione, spie di un processo che potrebbe durare centinaia di milioni di anni. Tanto è il tempo necessario prima che una stella raggiunga un’intensità tale da renderla visibile ai tradizionali telescopi. Per la prima volta, inoltre, le immagini del telescopio Herschel mostrano che le polveri della galassia sono organizzate in almeno cinque anelli concentrici.

I misteri della nebulosa del Granchio
E’ un profondo “sospiro” che farà riscrivere i libri di astrofisica, quello della nebulosa del Granchio, riferimento degli astrofisici che studiano i fenomeni più violenti dell’universo che emettono raggi X e gamma. La scoperta, descritta in due articoli su Science, si deve alle osservazioni fatte dal satellite italiano Agile, nato dalla collaborazione fra Agenzia Spaziale Italiana (Asi), Istituto Nazionale di Astrofisica (Inaf) e Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (Infn). Lo stesso fenomeno è stato osservato dal satellite della Nasa Fermi, con una forte partecipazione italiana. Il fenomeno, osservato anche da molti telescopi spaziali, è stato visto anche dall’osservatorio Argo-Ybj in Tibet, ha detto Benedetto D’Ettorre Piazzoli, della giunta esecutiva dell’Infn.

La nebulosa del Granchio
La nebulosa del Granchio è quello che resta dell’esplosione di una stella osservata nel 1054 dagli astronomi cinesi. Al centro ha una pulsar che trasferisce energia al gas della parte interna attraverso un vento fatto di onde elettromagnetiche e particelle: un “respiro” che finora è sempre stato molto regolare, tanto che la costanza del suo flusso è l’ha resa una sorgente di riferimento. Improvvisamente, però, i satelliti Agile e Fermi hanno osservato che il flusso di particelle prodotte da questo acceleratore naturale era più che raddoppiato, accelerando fino ad energie superiori al milione di miliardi di volte rispetto alla radiazione emessa dalle stelle ordinarie. “Siamo stati colti completamente di sorpresa“, ha detto Patrizia Caraveo, responsabile per l’Inaf dello sfruttamento scientifico dei dati di Fermi e membro del gruppo di lavoro di Agile.

Una scoperta che stravolge l’astrofisica
Per il responsabile scientifico di Agile, Marco Tavani, dell’Inaf, la scoperta “é notevolissima sia per la rapidità della variazione osservata che per l’altissima energia delle particelle prodotte. Ci porterà a riscrivere i nostri libri di astrofisica“. Soddisfatto il coordinatore scientifico dell’Asi, Enrico Flamini, per il quale il risultato “conferma le grandi capacità di un progetto con solide basi gestito da un ottimo team”. Anche per Ronaldo Bellazzini, responsabile di Fermi per l’Infn si aprono “scenari del tutto inaspettati”.

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