Rapporto Ambiente Italia 2009 – Rifiuti made in Italy: 10 proposte per risolvere l’ emergenza rifiuti

di Redazione 76 views0

 La situazione è critica: rifiuti, mobilità, inquinamento atmosferico ed istruzione fanno dell’ Italia un Paese arretrato ed in “cattiva salute” ambientale. E’ questo il risultato del Rapporto Ambiente Italia 2009 – Rifiuti made in Italy, lo studio annuale curato da Legambiente sullo stato ambientale dell’ Italia.
Dopo 15 anni di continua crescita economica e sociale, il mondo a metà del 2008 è andato incontro ad un devastante crollo finanziario e industriale e alla prima vera recessione globale dalla fine della seconda guerra mondiale. Negli anni floridi per lo sviluppo e l’economia mondiale, l’Italia non ha però risolto nessuno dei suoi problemi strutturali: il divario tra Nord e Sud, il dilagare del potere mafioso, il debito pubblico hanno continuato a segnare l’immagine di un paese in costante declino. Eppure non mancano le performance positive, le eccellenze e le opportunità su cui il Paese può scommettere“.
Così inizia la relazione di Legambiente sul rapporto… ma vediamo che cosa è risultato.

I RIFIUTI
Il rapporto annuale di Legambiente è dedicato quest’ anno ad uno dei temi più controversi dell’ ultimo ventennio, con l’ obiettivo di tracciare la strada per un new deal ecologico fondato sulla buona gestione dei rifiuti.

I dati di Ambiente Italia 2009 – ha dichiarato il presidente di Legambiente Vittorio Cogliati Dezza – sono il giusto strumento per capire in quali settori intervenire per intraprendere il green new deal globale da cui l’Italia non può e non deve rimanere esclusa. Un aiuto in questo senso può venire dalle politiche per il contrasto del cambiamento climatico che dovranno attivare un sistema di incentivi e penalizzazioni e ripensare la politica fiscale, in modo da spostare la tassazione dal lavoro al consumo di risorse preziose come quelle ambientali. Piuttosto che investire in grandi opere e intervenire per consolidare ulteriormente il potere e il monopolio di pochi grandi gruppi industriali, è necessario cambiare obiettivi: promuovere innovazione e ricerca, investire in manutenzione del suolo, favorire il riciclaggio dei rifiuti e la raccolta differenziata, per poter valorizzare tutto quel tessuto di piccole e medie imprese che caratterizzano la parte migliore dell’economia e dello sviluppo del Paese“.

GLI INDICATORI SOCIALI
Molti indicatori confermano questa situazione, a partire da quelli sociali, con l’ aumento della disuguaglianza interna (nel 2000 il 20% della popolazione più ricca guadagnava 4,8 volte quello che guadagnava il 20% più povero, nel 2006 la percentuale è salita al 5,6), il calo degli investimenti in istruzione e cultura, la frequenza scolastica ben sotto la media europea e la distanza con gli altri paesi nella ricerca scientifica.

LA MOBILITA’
Dal punto di vista più strettamente ambientale, il vero punto dolente rimane la mobilità: sia gli spostamenti personali che quelli delle merci si svolgono in larga parte su strada (il 74% del totale per il trasporto delle merci). Il trasporto pubblico segna una ripresa insignificante rispetto agli altri paesi europei e se pure sono aumentate le piste ciclabili, non ci sono stati passi avanti rispetto al loro uso negli spostamenti quotidiani necessari ma solo per l’ aspetto ludico.

LE EMISSIONI DI CO2
Il parco veicolare si mantiene spropositatamente elevato ma – grazie all’ efficacia della fiscalità ambientale e quindi all’ alta tassazione sui carburanti – il nostro paese si conferma, insieme alla Francia, quello col parco auto a minor emissione di CO2 (146 g/km contro una media europea di 158), ma nelle città polveri sottili e ossidi di azoto restano due emergenze per la qualità dell’ aria.
Nel 2007, nel 70% circa dei Comuni capoluogo, in almeno una centralina di monitoraggio la media annuale del biossido di azoto ha superato il valore limite (40 µg/m3), mentre nelle grandi città solo in un caso su tredici si ha un valore medio di tutte le centraline inferiore al limite. Nello stesso anno, il 65% di tutte le stazioni di monitoraggio ha registrato il superamento del valore limite giornaliero del PM10 (50 µg/m3 per non oltre 35 giorni all’anno), con una situazione eccezionalmente critica nelle regioni padane e a Roma (oltre 1’80% dei casi in Emilia, Lombardia, Piemonte e Lazio).

I GAS CHE MODIFICANO IL CLIMA
Calano, per la prima volta, le emissioni di gas climalteranti (del -1,7%), ma non grazie alle politiche messe in campo, quanto per il casuale effetto della combinazione tra bassa crescita economica e alte temperature invernali che determinano minori consumi energetici per usi civili. Con 570 milioni di tonnellate di CO2 equivalente, l’ Italia è comunque il terzo paese europeo per emissioni (era il quinto nel 1990) ed è ancora il 17,5% sopra l’ obiettivo che dovrà essere raggiunto al 2012.

DIECI PROPOSTE PER RISOLVERE L’ EMERGENZA RIFIUTI
Legambiente avanza dieci proposte pre fronteggiare l’ emergenza rifiuti in Italia:
1) L’ aumento del costo dello smaltimento in discarica, fondamentale per rendere convenienti le ipotesi alternative;
2) Diffondere le raccolte differenziate domiciliari in tutti i comuni italiani, incentivando l’abbandono del sistema a cassonetti stradali, oltre a favorire la qualità delle raccolte differenziate per facilitare il successivo riciclaggio;
3) Completare la rete impiantistica per il recupero e il trattamento dei rifiuti, garantendo la trasparenza e la partecipazione dei cittadini
4) Rivedere il sistema di premialità/penalità – rendendo la discarica l’ opzione più costosa e il riciclaggio e la prevenzione quelle più economiche;
5) Cancellare il Cip6;
6) Promuovere la diffusione delle buone pratiche locali sulla prevenzione;
7) Avviare la redazione del programma nazionale di prevenzione (come previsto dalla nuova direttiva europea;
8) Garantire la certezza normativa, a partire dal passaggio tassa/tariffa, senza ulteriori proroghe e slittamenti;
9) Chiudere la stagione dei commissariamenti per l’emergenza rifiuti nel Centro Sud, che ha portato solo sperpero di risorse pubbliche e deresponsabilizzazione degli enti locali inadempienti;
10) Introdurre i delitti ambientali nel codice penale, con l’ istituzione di un fondo per le bonifiche dei siti orfani.

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