Inquinamento marino: il santuario delle balene in Liguria abbandonato dai cetacei

 Il santuario dei cetacei, un’ area del mar Ligure che sino a poco tempo fa aveva rappresentato un vero e proprio paradiso per balene e delfini, ha visto un calo drastico della presenza dei cetacei: sino al 75% in meno gli avvistamenti di balenottere e fino al 50% in meno di stenelle. La causa? Presto detto: il traffico marino incontrollato, con imbarcazioni che viaggiano anche fino a 70km/h, e la presenza di batteri fecali in alto mare. Insomma… il paradiso dei cetacei è diventato una fogna in alto mare.
Sotto l’ occhio del mirino la mancanza di regole e l’ assenza di un piano di gestione del traffico marittimo. A portare all’ attenzione dei media il problema è stata ancora una volta Greenpeace, con un dossier intitolato “Balene a perdere”, presentato la scorsa settimana a Roma. Il dossier raccoglie i risultati della ricognizione effettuata lo scorso agosto dalla Artic Sunrise proprio nelle zone del santuario cetaceo.

I DATI DEL DOSSIER
Nel 1992, 16 anni fa, in quell’ area marina le balenottere erano circa 900 e le erano stenelle comprese tra 15.000 e 42.000. Nel 2008, dopo 1.200 chilometri di navigazione, sono state avvistate solo 13 balenottere (un quarto rispetto alle attese e non sufficiente a elaborare una stima sulla popolazione), mentre il range di stenelle si è attestato tra 5.000 e 21.000 esemplari. E’ calata anche la media del numero di individui presenti nel gruppo: da 22,5 a 7,5.

LE CAUSE
Le cause della diminuzione di cetacei nell’ area del santuario sono diverse.
Innanzitutto l’ inquinamento: in due aree è stata rilevata una forte “contaminazione di batteri fecali” oltre i valori ammessi per la balneazione (100 colonie/100 ml). Essi non provengono da terra ma – presume Greenpeace – dallo scarico di traghetti e navi da crociera. Un tipo di sversamento che, oltre a essere persistente soprattutto nei periodi estivi, colpisce la salute dei cetacei: sono animali immunodepressi, che raccolgono e assorbono le contaminazioni presenti in mare.
Un’ altra indubbia causa è l’ intenso traffico incontrollato: “navi di 100-150 metri e traghetti che corrono a 70 km/h con il rischio di impatto con i cetacei e l’ emissione di forti rumori“.
Ma non è tutto: a mettere a rischio balene e delfini sono anche le attività di “whale watching” svolte “in modo pericoloso”, così come “la pesca illegale”.

COSA MANCA
Ma, quello che manca, è soprattutto “un ente di gestione” del traffico marittimo per la salvaguardia del mare e delle specie marine, oltre ad un un piano di tutela per non lasciare che questa zona del Mediterraneo rimanga “una scatola vuota senza regole e controlli“. La soluzione? Creare una grande riserva marina d’ altura.

Cosa che, conclude Greenpeace, renderebbe impossibile “l‘ insediamento della prima area industriale offshore: il rigassificatore di Pisa-Livorno” che è stata progettata proprio all’ interno del santuario. L’ associazione dell’arcobaleno, impegnate nelle aree marine, chiede che sia sottoposto a tutela il 40% del Mediterraneo.

2 commenti su “Inquinamento marino: il santuario delle balene in Liguria abbandonato dai cetacei”

  1. Con questi rigassificatori hanno ampiamente rotto la ….
    Non c’è più rispetto per nulla, figurarsi per il mondo in cui viviamo!
    Questo è il progresso: navi grandi come 10 condomini che sfrecciano nel mare inquinando quanto aerei. Caspita che progresso, la gente che li progetta e li usa per le proprie vacanza sì che bada al futuro e sì che è coscienziosa!

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