Alghe nei motori: ecco il biocarburante del progetto Shamash

di Redazione 663 views0

 Sette laboratori ed una PME riuniti per il progetto Shamash. L’ obiettivo? Coltivare delle microalghe per estrarne dell’ olio e fabbricare biocarburante non in concorrenza con le colture alimentari.
Lo rivela “Le journal des énergies renouvelables”, snocciolando ciffre che fanno sognare. Esistono delle alghe microscopiche che producono 30 volte più olio per ettaro che qualsiasi altra pianta oleaginosa terrestre. La loro coltura permetterebbe di produrre un biocarburante proprio, senza emissioni di CO2 e senza coprodotti solforosi tossici, che si trovano ad esempio nel petrolio.

Dopo il primo chock petrolifero, ormai 30 anni or sono, questa prospettiva ha incentivato più laboratori americani a studiare il fitoplancton che contiene le microalghe al fine di selezionarne gli specimen più promettenti. Il numero di specie di microalghe, infatti, sono stimate tra 200.000 e alcuni milioni, una cifra molto superiore alle 250.000 specie di piante terrestri sin’ora censite.
Le ricerche americane hanno generato un’impressionante letteratura scientifica, ma poche applicazioni concrete. Nel frattempo il prezzo del barile del greggio è caduto a 20 dollari e oggi il cuore dell’ oro nero ancora pulsa.

Il progetto Shamash
I biocarburanti a base di vegetali terrestri non sono la panacea: il mais fa notoriamente concorrenza alle colture alimentari e fa alzare il prezzo dei nutrimenti di base. Ecco perché il contesto si è mantenuto favorevole alla ripresa delle ricerche sui biocarburanti a base d’alghe.
Per la prima volta, in Francia, sette laboratori ed una PME (piccola-media impresa) si sono lanciate nel dicembre 2006 in un progetto di produzione di biocarburante a partire dalle microalghe. Si tratta di un progetto da 2,8 milioni di euro, di cui 800.000 sono finanziati dal PNRB (Programma Nazionale di Ricerca sulle Bioenergie), e che terminerà proprio quest’anno, nel 2009. E’ stato battezzato “Shamash”, nome di una divinità babilonese rappresentata da un sole dentro una ruota. Il progetto si inscrive nel quadro di un programma nazionale sulle bioenergie dell’ Agence nationale de la recherche (ANR), che vede la Francia al traino dell’ Europa in questo settore specifico, con una quarantina di scienziati impiegati nel progetto. Uno degli obiettivi collaterali di Shamash è infatti anche quello di formare una massa critica d’interesse verso questa tematica.

Ricerca e sperimentazione
Le ricerche degli ultimi tre anni è stata votata al collaudo sperimentale di motori che funzionano con del biodiesel a base d’ alghe. A partire dai risultati ottenuti – come spiega il capo del laboratorio di fisiologia e biotecnologia delle alghe dell’IFREMER (Istituto francese di ricerca per lo sfruttamento del mare), Jean-Paul Cadoret – si drovranno selezionare una decina di alghe particolarmente ricche di lipidi, metterle in coltura, stabilire un metodo d’ estrazione e studiare il loro rendimento energetico ed economico. I lipidi sono infatti alla base della produzione dell’olio, necessario all’elaborazione del carburante.
La particolarità di certe specie di microalghe è di produrre delle riserve di lipidi fino al 70% della loro massa quando sono sottoposte a stress, come la privazione d’ azoto o un forte aumento della luce. Si potrà allora sfruttare appieno la luce del sole per incrementare la produzione di lipidi. Ecco allora che la filiera di produzione utilizza un fotobioreattore, una specie di acquario perfezionato che offre le migliori condizioni di produzione controllata dei lipidi.

Ma solo al termine del 2009, con il termine della sperimentazione, si potrà vedere se il mercato sarà pronto ad accogliere questa forma di combustibile alternativa. Per ora la biotecnologia sembra confermare le promesse: la politica farà altrettanto?

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