Le multinazionali fanno profitti anche in tribunale

di Redazione 96 views0

L’Institute for policy studies – IPS – di Washington ha presentato recentemente il rapporto Mining for Profits in International Tribunals sulle pratiche delle imprese minerarie multinazionali. L’IPS ha costituito insieme ad altre realtà la Red para la Justicia Social en las Inversiones Globales/Network for Justice in Global Investment – NIGI – per ragionare sulla rielaborazione delle regole degli investimenti per sostenere lo sviluppo sostenibile e proteggere le sovranità nazionali.

Lo studio sottolinea come le multinazionali stiano ricorrendo in modo sempre più frequente all’International center for settlement of investment disputes – un tribunale arbitrale dall’acronimo ICSID -, dove sono pendenti 137 casi, mentre dieci anni fa c’erano solo 3 casi riguardanti petrolio, miniere e gas. È evidente l’intento di queste imprese di avviare una vera e propria guerra legale contro i governi – in particolare quelli di sinistra latinoamericani – che puntano al controllo delle risorse presenti sul loro territorio.

Nel 2009 le multinazionali dell’oro Pacific Rim e Commerce Group hanno chiesto rispettivamente a El Salvador 77 e 100 milioni di dollari, una somma che equivale a quasi l’1% del Prodotto Interlo Lordo del piccolo e poverissimo Paese centroamericano. Recentemente, la multinazionale petrolifera Chevron ha chiesto un risarcimento da 700milioni di dollari al governo dell’Ecuador, equivalente all’1,3% del Pil.

L’aumento dei ricorsi ai tribunali arbitrali è avvenuto contemporaneamente all’aumento dei prezzi delle materie prime e dei prodotti di base, e danno l’impressione che le grandi imprese ad impossessarsi delle risorse, individuando come “nemico” quegli Stati che ancora non sono adeguati al liberismo globalizzato.

La minaccia del tribunale è solo una delle tanti armi a favore degli investitori internazionali: gli investitori possono eludere leggi e regolamenti nazionali, e non hanno obblighi in campo ambientale e sociale. Sembra evidente la necessità di realizzare un equilibrio più equo tra gli interessi corporativi e gli interessi pubblici – che comprenda un controllo sui movimenti di capitali.

Photo Credit | Thinkstock

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