Il natural farming

 Il natural farming è l’ insieme di tecniche ideate nella prima metà del Novecento dall’ agronomo giapponese Masanobu Fukukoa. Prevede un intervento minimo dell’ uomo nella vita dei campi, che deve procedere secondo le leggi naturali. Soltanto seminare e raccogliere, senza potature o concimazioni: il resto deve accadere secondo natura…

MASANOBU FUKUKOA
Masanobu Fukuoka (1913 – 16 agosto 2008) è il pioniere della agricoltura naturale o del non fare ed autore di The One-Straw Revolution e The Natural Way Of Farming.

Istruitosi come microbiologo in Giappone, ha iniziato la sua carriera come scienziato del suolo, specializzandosi nelle patologie delle piante. A 25 anni cominciò a mettere in dubbio i preconcetti della scienza dell’ agricoltura. Quindi, lasciò il suo posto come ricercatore scientifico, tornò nella fattoria della sua famiglia nella isola di Shikoku, nel Giappone del Sud, per coltivare mandarini, iniziando a dedicare la sua vita allo sviluppo di un sistema di agricoltura biologica ed ecocompatibile.

L’ obiettivo della sua ricerca è stato minimizzare il più possibile gli interventi dell’ Uomo, che si limita ad accompagnare un processo largamente gestito dalla Natura, entrando in competizione con le tecniche agricole tradizionali e moderne.

Le certificazioni biologiche e i prodotti bio

 Chi stabilisce e chicontrolla se un’ azienda produce secondo le regole del biologico? Alcuni enti autorizzati dal ministero dell’ Agricoltura. In Italia sono 14: icea, Bioagricert, Imc, Bios, Q.C.&I., Ccpb, Codex, Ecocert Italia, Suolo e Salute più altri cinque in attesa di accreditamento come Abc, Sidel, Anccp, Biozoo ed Ecosystem International.

Per sapere se un alimento è biologico, cercate questi nomi sull’ etichetta del prodotto, assieme al logo con cui l’ Unione Europea certifica il bio (la spiga di grano gialla in campo azzurro, circondata dalle stelle dell’ UE.

COSA SONO I PRODOTTI BIO?

Dopo una lunga battaglia la legge europea riconosce e autorizza oggi come prodotti bio quelli che per almeno il 95% sono costituiti da ingredienti da agricoltura organica.
In caso contrario, sull’ etichetta troverete la dicitura “di origine biologica” soltanto per alcuni ingredienti oppure la scritta “prodotto in conversione”.

L’ agricoltura biologica

 E’ il metodo di agricoltura naturale più diffuso, nel mondo ma soprattutto in Italia. Siamo tra i primi Paesi per superficie agricola coltivata secondo il “bio”: oltre un milione di ettari certificati, un sesto del totale europeo. Tra le coltivazioni più diffuse ci sono riso, mais, grano tenero, orzo, segale e farro, e poi verdure, viti, alberi da frutto e olivi.
Anche i consumatori sono in crescita: nel 2006 il commercio di prodotti biologici confezionati ha superato i 310 milioni di euro di fatturato, di cui circa 200 relativi al Nord Italia.

IL BIO IN LOMBARDIA
In Lombardia, dove la superficie bio coltivata è di circa 23 mila ettari, nel 2008 risultavano registrati 1268 operatori biologici. In testa fra le province con più aziende biologiche Pavia, che ne ha oltre 200, e poi a seguire Brescia, Milano, Como, Bergamo e Mantova.

Gli allevamenti biologici

Anche per quanto riguarda gli allevamenti si parla di metodo biologico: bovini, suini, animali da cortile, polli, conigli devono essere nutriti secondo il proprio bisogno e non mangimi biologici (provenienti

Quanti chilometri nel piatto? Il cibo a chilometri zero

 Carni, vino, pesce… ma ormai anche prodotti meno pregiati come le patate, lo yogurt, viaggiano come e più degli uomini. Nessuno ha l’ interesse a svelare i chilometri che stanno dietro questi cibi. Se per i prodotti tipici la distanza è un plus (l’ etichetta ne racconta l’ origine lontana come una carta d’ identità da mostrare con orgoglio), il cibo “normale” che, a nostra insaputa, ha percorso migliaia di chilometri per essere al mattino sui banchi del mercato, sembra viaggiare a volto coperto.
Volete frutta e verdura fuori stagione? Eccole, hanno il costo che hanno. E non si tratta del solo costo economico.

LA FRUTTA INQUINA… SE VIAGGIA

Per viaggiare, anche la frutta inquina. Ma proprio perché la dimensione del fenomeno resta in buona parte nascosta, i danni causati da una logistica sempre più discutibile ci sfuggono, così come il danno ecologico che ne deriva.

Centrali eoliche: aquile a rischio di collisione

 Le centrali eoliche sono causa di morte di un gran numero di uccelli che non di rado entrano in collisione con le pale rotanti e vengono letteralmente fatti a pezzi. E’ la denuncia che esce dall’ incontro promosso dalla Coldiretti, dal Comitato del Paesaggio e dagli Amici della Terra insieme ad una vasta rete di associazioni ambientalistici, sulla speculazione dell’ eolico che procede ad un ritmo incessante con il risultato che “è purtroppo assai facile prevedere che nel giro di pochi anni assisteremo alla scomparsa pressochè totale dall’ intero Appennino e dalla Sicilia, dell’ aquila reale, dell’ aquila del Bonelli, del grifone, del capovaccaio, del nibbio reale, nonchè ad una forte diminuzione di molte altre, tra cui diversi migratori”.

IL NIBBIO REALE
Il nibbio reale, il grande uccello rapace con un’ apertura alare di quasi due metri, è – hanno sottolineato le associazioni – scomparso dall’ Appennino dauno, in provincia di Foggia a causa del diffondersi indiscriminato delle centrali eoliche, e, per lo stesso motivo, è già fortemente diminuito in vaste zone dell’ Abruzzo meridionale.

LE CENTRALI EOLICHE IN ABRUZZO
Le centrali eoliche, realizzate e progettate sulle montagne della provincia di L’ Aquila, minacciano di provocare nel giro di pochissimo tempo la scomparsa dalla zona, e praticamente dall’ intero Abruzzo, del grifone e dell’aquila reale, con la perdita dopo il terremoto di un altro pezzo della identità territoriale, questa volta – precisa la Coldiretti – per mano dell’ uomo“.

Panoramica privacy

This website uses cookies so that we can provide you with the best user experience possible. Cookie information is stored in your browser and performs functions such as recognising you when you return to our website and helping our team to understand which sections of the website you find most interesting and useful.