La calamita più potente dell’universo scoperta da astronomi italiani ed europei

 Scoperta di recente la calamita più potente dell’universo, nome in codice SGR 0418+5729: una stella a neutroni distante 6 mila e 500 anni luce dal nostro pianeta. A individuarla tramite satellite ESA un gruppo di astronomi italiani ed europei.

Attraverso l’uso del satellite Xmm Newton dell’Agenzia spaziale europea un team di 12 astronomi europei e italiani facenti parte dell’Istituto universitario di studi superiori di Pavia-Iuss, dell’Istituto nazionale di astrofisica-Inaf, dell’Università di Padova e dell’Istituto nazionale di fisica nucleare-Infn hanno scoperto la calamita più potente dell’universo: si tratta di una magnetar, ovvero di una stella a neutroni con forte campo magnetico di cui al momento se ne conosco una ventina.

Non solo è stata scoperta la magnetar più potente, uttavia, ma come ha spiegato Andrea Tiengo, uno degli autori della ricerca pubblicata su Nature di recente,

negli ultimi decenni la teoria delle magnetar è stata confermata da diverse osservazioni, ma nessuno prima d’ora, era riuscito a misurare direttamente l’intensità del campo magnetico di questi oggetti celesti.

Tali magnetar secondo gli scienziati sono alla base di diverse forti esplosioni cosmiche. La potenza della stella a neutroni, della magnetar SGR 0418+5729, prontamente ribattezzata dai giornali e dagli altri media come la calamita più potente dell’universo, è stata calcolata tramite l’emissione di raggi X captata dal satellite: tale emissione si lega alla frequenza delle particole nel campo magnetico, frequenza che a sua volta permette di determinare l’intensità del campo stesso, e da qui la straordinaria scoperta degli astronomi del vecchio continente.

Di che cifre stiamo parlando? Tenendo conto che il campo magnetico terrestre è inferiore al valore di 1 Gauss, il valore della magnetar scoperta dal team italiano ed europeo è di circa un milione di miliardi di Gauss. Per la stella a neutroni SGR 0418+5729 parliamo quindi di numeri stratosferici, o meglio, di numeri cosmici.

Photo credits | Nasa Goddard Space Flight su Flickr

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