Il punto di vista di Margherita Hack: “Perché sono vegetariana”

di Redazione 106 views0

Il prossimo 12 giugno Margherita Hack compirà novant’anni, da qualche mese è uscito il suo libro “Perché sono vegetariana“, in difesa degli animali e a favore di un regime alimentare ben lontano dal tipo di alimentazione diffusa in Italia, raccontato e spiegato da un punto di vista unico, diverso. Il libro della nota astrofisica è piccolo, si legge velocemente ed anche piacevolmente e, contrariamente a quanto si possa pensare, non è un incomprensibile trattato scientifico.

Margherita Hack inizia con lo spiegare di non avere avuto “nessun merito nell’essere vegetariana“, è così che è nata perché i suoi genitori lo erano già (avevano aderito alla teosofia, filosofia che crede nel rispetto di ogni essere vivente), quindi non ha dovuto seguire il difficile percorso di chi decide di “convertirsi” al vegetarianesimo dicendo faticosamente addio alla carne. L’argomento sullo stile di vita vegetariano, poi, viene analizzato sotto molteplici punti di vista, anche se non in maniera troppo approfondita: troviamo l’approccio scientifico, quello etico, quello più “sentimentale” ed anche quello giuridico.

Secondo molti, il fatto di non aver trattato in maniera approfondita e completa l’argomento è una pecca, in realtà forse proprio per questo motivo “Perché sono vegetariana” è un libro diverso da tutti gli altri: riesce comunque a far scaturire una reazione di sdegno nel lettore, attraversando le esperienze personali della Hack, che pure spiega e motiva le sue teorie a riguardo seguendo il pensiero di scienziati e filosofi da Platone ai giorni nostri, passando da Darwin e Leonardo da Vinci fino ad arrivare a Veronesi.

I vegetariani non sono più deboli di chi mangia carne

Questo concetto è piuttosto chiaro: Margherita Hack è stata sempre vegetariana, a breve taglierà il traguardo dei 90 anni, ha avuto una vita di successi ed è uno dei più grandi orgogli del nostro Paese, ha sempre praticato sport, anch’esso con molto successo. E’ così che si descrive lei stessa nella prima parte del libro, tanto per rendere chiaro un concetto: chi non mangia carne non è necessariamente affetto da anemia, nelle verdure si possono trovare tutte le sostanze necessarie al corpo umano per vivere e per vivere bene. I vegetariani sono sani ed anzi, spesso e volentieri sono più in forma rispetto a chi ha un altro tipo di alimentazione. Basta, quindi, con il pensare che una bistecca sia più nutriente di un po’ di sana verdura:

Ma soprattutto io credo che se le persone si fermassero a riflettere a quante sofferenze e a che vita innaturale sono sottoposti gli animali, forse a molti la carne ripugnerebbe.

All’inizio del suo libro, Margherita Hack ha scelto di pubblicare una lettera ricevuta via e-mail, in realtà un discorso intriso di sentimentalismi e luoghi comuni, seppure estremamente reale, una lettera in cui viene spiegato il punto di vista degli animali indifesi, il modo in cui sono costretti a vivere all’interno dei mattatoi, la vivisezione.

I vegetariani secondo un approccio scientifico

Immancabile una spiegazione scientifica in merito, per giungere alla conclusione di quello che suona vagamente come un concetto shakesperiano, ovvero “siamo fatti della stessa materia delle stelle”: al giorno d’oggi esistono le prove scientifiche del fatto che i pianeti e tutto ciò che li popola siano una conseguenza di ciò che avviene all’interno delle stelle, nelle quali- alla fine della loro evoluzione- si scatena una reazione nucleare che alla loro esplosione libera tutti i 92 elementi che conosciamo sulla Terra:

Questa origine comune dovrebbe farci sentire come fratelli tutti gli esseri viventi, uomini e animali; e non solo gli abitanti della Terra, ma anche gli abitanti dei miliardi di pianeti che orbitano attorno ai miliardi di stelle che popolano l’universo.

Siamo tutti fatti della stessa materia e, come diceva Platone, “la natura è imparentata con se stessa“. Questo dovrebbe far scaturire un certo senso di solidarietà tra gli esseri viventi, cosa che, de facto, non avviene. Partendo da Platone, quindi dall’Antica Grecia, Margherita Hack attraversa il pensiero di filosofi e scienziati che nel corso dei secoli non hanno fatto altro che avvalorare la sua tesi: mangiare altri animali equivale a mangiare dei cadaveri, è un atto brutale da parte dell’uomo e peraltro non è un’azione indispensabile per la sopravvivenza.

Allevamenti, religioni, leggi internazionali

La scienziata passa attraverso le sue esperienze personali, a quelle di persone a lei vicine, per poi raccontare quello che avviene nei macelli. Ad oggi abbiamo centinaia e centinaia di testimonianze in merito, gli animalisti sfruttano in particolare il web pubblicando immagini crudeli per sensibilizzare la collettività mostrando l’orrore che questi animali vivono quotidianamente; la caccia e la pesca, pratiche primitive, sono rimaste e ancora oggi continuano a mietere vittime, ma non viene tralasciato nemmeno l’aspetto religioso. Le religioni, infatti, sono tra i filoni di pensiero meno clementi a riguardo, basti pensare ai sacrifici animali che vengono richiesti nei libri sacri poi diventati vere e proprie tradizioni, anche solo con riferimento al cristianesimo. L’astrofisica analizza dal punto di vista scientifico l’evoluzione della terra, dell’uomo e degli altri animali e si interroga anche sul fatto se essi possano avere un’anima o meno, domanda che si sono posti tantissimi di studiosi fino ad oggi.

Il vegetarianesimo, qui, non viene analizzato semplicemente dal punto di vista etico e quindi del “Perché dovrei farlo o meno”, ma esiste anche un approccio scientifico che si trasforma quasi in filosofico quando tutto diventa una questione di armonia con l’universo e di rispetto nei confronti degli esseri viventi, tutti, proprio secondo il pensiero teosofico.

Ci sono moltissimi aspetti che possono essere presi in considerazione per cambiare idea sulla propria alimentazione e decidere di diventare vegetariani: non solo mangiare sano, ma anche avere rispetto per altre creature nella speranza di diminuire la presenza dei sanguinosi macelli; si può anche guardare il tutto da un’ulteriore prospettiva, quella della fame del mondo, considerando che buona parte delle coltivazioni sono destinate al foraggio per gli animali degli allevamenti e se invece fossero usate per la coltivazione di frutta e verdura destinati direttamente all’uomo, oggi in molti Paesi milioni di persone non morirebbero di fame.

Insomma, i punti di vista sono molteplici, a seconda della sensibilità del singolo: animo ecologista, etica, preoccupazione per la propria forma fisica, preferenze alimentari, abitudini. Margherita Hack non ha la vera e propria pretesa di convincere il lettore a diventare vegetariano, racconta la sua esperienza ed il suo personale punto di vista, sostenendolo con delle spiegazioni scientifiche molto chiare, regalando svariati punti di riflessione e diversi approcci. Il merito di questo libro, per concludere, non è appunto quello di aver testimoniato le brutalità subite dagli animali o aver invogliato i lettori a cambiare le loro abitudini, di libri così ne esistono moltissimi, ma quello di avere aperto una grande finestra nella mente di chi legge, permettendogli di documentarsi e scegliere. Quest’ultimo atto, poi, sta tutto alla nostra coscienza.

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