Il Portogallo rinuncia alla TAV

di Redazione 141 views0

Grosso colpo per il famoso corridoio 5 che dovrebbe collegare Kiev a Lisbona – non ho ancora capito per fare cosa… Il governo di centrodestra del Portogallo ha detto stop alla sua tratta del corridoio anche se aveva già ricevuto dei fondi dall’Unione europea.

Insomma fa acqua la giustificazione seconda la quale, la TAV si deve fare perché è un impegno già preso con l’Unione europea. Il governo di Lisbona fa un discorso leggermente diverso: ha ricevuto 128 milioni per l’opera – che ora dovrà restituire -, ma questo non ha impedito al premier Pedro Manuel Pessos Coe di tirarsi indietro.

Bisogna anche aggiungere che la sua maggioranza – a differenza del centro-destra italiano e di quello francese – aveva fatto del no all’alta velocità un punto della sua proposta elettorale. e coerentemente a quanto avevano detto durante la campagna elettorale, hanno provveduto, una volta che si sono insediati, a sospendere il progetto.

All’inizio dell’autunno, il governo aveva sospeso il progetto. Voleva procedere a nuove verifiche, certa che la politica di austerità imposta da Unione Europea, Banca centrale e Fondo Monetario Internazionale avrebbe reso particolarmente odiosa la scelta di procedere a spese straordinarie come quelle necessarie per la TAV.

L’occasione per abbandonare definitivamente la strada dell’alta velocità è arrivata qualche giorno fa, con la bocciatura del progetto venuta da una sentenza della Corte dei Conti portoghese. Il giorno successivo – il paese era colpito da uno sciopero generale – il consiglio dei ministri si è riunito e dopo aver preso atto della sentenza ha stabilito l’abbandono definitivo dell’alta velocità.

Ovviamente questa scelta non sarà indolore. Il governo non pagherà fatture pesanti per un tempo indeterminato, ma dovrà comunque pagare il consorzio Elos – aveva ricevuto l’incarico di realizzare la ferrovia dalla precedente compagine governativa – per il lavoro fatto.

Il consorzio chiede 264 milioni per lavori e profitti mancati, mentre il governo vorrebbe pagare solo i lavori realizzati finora – circa 150 chilometri di via ferrata. I sindacati hanno stimato che la fine del progetto dovrebbe portare alla cancellazione di oltre duecento posti di lavoro.

Vedremo come andrà a finire, perché è facile pensare che il premier del Portogallo subirà forti pressioni dall’Europa per ritornare sui suoi passi. Un primo banco di prova sarà rappresentato dai prestiti che il governo dovrà ricevere per sfuggire al rischio di default.

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