Il tonno rosso rischia l’estinzione

di Redazione 290 views2

 L’allarme arriva forte e chiaro dall’IUCN . A causa della pesca eccessiva, il tonno rischia l’estinzione e sono ben cinque specie che in questo momento non nuotano in acque tranquille. Tonni, bonitos, sgombri, pesci spada e marlin sono entrati a far parte della cosiddetta “lista rossa” delle specie minacciate dell’Unione Internazionale per la Conservazione della Natura.

La pesca massiccia e il vastissimo giro d’affari che ruota proprio attorno al tonno e alle altre specie citate, sta aggravando notevolmente la situazione, specie per quanto riguarda i tonni. Cinque delle otto specie conosciute, infatti, sono a rischio e sono state così classificate: il rosso del sud (Thunnus maccoyii), in pericolo critico; il tonno rosso dell’Atlantico (T. thynnus), in via di estinzione; il tonno obeso (T. obesus), vulnerabile; Pinna gialla (T. albacares), quasi a rischio, e il tonno bianco (T. alalunga), vicino ad essere minacciato.

La preoccupazione, tuttavia, si allarga anche alle altre specie, che non vengono protette a sufficienza a livello politico ed economico. Sembra che il tonno rosso sia il primo ad essere destinato all’estinzione e ormai non ci siano quasi più speranze di ripresa. Per poter rimediare al danno, si dovrebbe bloccare la pesca del tonno rosso per un determinato periodo di tempo, trovando un rimedio efficace per la pesca illegale che ne deriverebbe. L’impresa risulta molto difficile, ma di certo non impossibile, gli scienziati sono ancora fiduciosi: il tonno rosso è stato sfruttato a tassi pari a tre volte il rendimento massimo sostenibile, ridurre del numero ammissibile di catture ed aumentare la sorveglianza, ridurrebbe le catture del 75%, continuare su questa strada permetterebbe la ripopolazione dell’Atlantico nel giro di pochi anni, ammesso che la sorveglianza risulti effettivamente severa ed efficace.

Intanto alla Maddalena è stato stroncato un giro d’affari di ben quattro milioni di euro, un traffico internazionale di tonni rossi, molto richiesti in Giappone, tanto da arrivare a costare 500 euro al chilogrammo.

 

Commenti (2)

  1. SECONDO ME BASTEREBBE RITORNARE ALLA PESCA TRADIZIONALE CON LENZA E AMO PER RISOLVERE IL PROBLEMA PERCHE’ SI RIUSCIREBBE AD UNIRE LA NECESSITA’ DI PRESERVARE LE SPECIE ITTICHE (E’ SCONTATO CHE LA PESCA CON AMO E LENZA E’ LA MENO INVASIVA), CON LE NECESSITA’ ECONOMICHE DEL SETTORE, CHE POTREBBE COMUNQUE LAVORARE IL PESCATO PRELEVATO ATTRAVERSO QUESTA TECNICA. AD OGGI, INVECE, SEMBRA CHE TALE TECNICA SIA LA PIU’ OSTEGGIATA. LA SI ASSIMILA SEMPRE PIU’ A QUELLA INTENSIVA PROFESSIONALE PRATICATA CON ELICOTTERI E MEZZI NAVALI ATTREZZATISSIMI CHE NON DANNO SCAMPO AI BRANCHI DI TONNI E ALTRI PESCI CHE VENGONO PRTICAMENTE DISTRUTTI. CON AMO E LENZA SE NE PRELEVANO AL MASSIMO POCHI ESEMPLARI AL GIORNO ( SE NON ADDIRITTURA UNO AL GIORNO PER QUANTO RIGUARDA IL TONNO ROSSO). QUINDI E’ LA PESCA PROFESSIONALE CHE VA LIMITATA A FAVORE DI QUELLA MAGARI RICREATIVO/SPORTIVA CHE RISULTA LA PIU’ ECOLOGICA. UNA TALE SCELTA RISULTEREBBE VANTAGGIOSA ANCHE PER IL SETTORE ECONOMICO CHE GIRA INTORNO A TALE ATTIVITA’,CHE POI RIENTRA NEL PIU’ AMPIO E TANTO DECLAMATO SETTORE TURISTICO SU CUI OGGI SI PUNTA PER RISOLLEVARE L’ECONIMIA MONDIALE. OGGI INVECE IL SETTORE PESCA SPORTIVA RISULTA IN ENORME CRISI A CAUSA DEI CONTINUI DIVIETI E DELLE CONTINUE RESTRIZIONI EMANATE DALLE AUTORITA’. LE REGOLE IN VIGORE RENDONO PRATICAMENTE IMPOSSIBILE SVOLGERE TALE ATTIVITA’ SENZA RISCHIARE DI INCORRERE IN SANZIONI PESANTI E COMUNQUE NON COMMISURATE AL REATO COMMESSO. INOLTRE LE ZONE DOVE E’ POSSIBILE PRATICARE LA PESCA SPORTIVA NON SONO ADATTE A TALE ATTIVITA’ (NON CI SONO PESCI). BISOGNEREBBE QUINDI LIBERALIZZARE LE ATTIVITA’ RICREATIVE LEGATA ALLE ATTIVITA’ TRADIZIONALI UMANE, COME LA PESCA SPORTIVA PRATICATA CON METODI TRADIZIONALI (CANNA AMO E LENZA NON COFFE E QUANT’ALTRO), CHE SONO DA SEMPRE LE PIU’ ECOCOMPATIBILI, E CHE AVVICINANO DI PIU’ LE PERSONE AL RISPETTO DELLA NATURA DI QUANTO POSSANO FARE DIVIETI E SANZIONI. BISOGNEREBBE LIMITARE AL MINIMO LE RESTRIZIONI LEGATE AD ATTIVITA’ UMANE TRADIZIONALI (NON INTENSIVE) BASANDO I REGOLAMENTI SUL SENSO COMUNE E SULLA TRADIZIONE CHE DALLA PREISTORIA AD OGGI CONVIVE CON LA NATURA UTILIZZANDO I SUOI FRUTTI SENZA INTACCARNE L’EQUILIBRIO.
    GRAZIE

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