La green economy sfida la crisi: mille aziende a PromoVerde

di Redazione 56 views0

 Per qualcuno la ‘green economy’ non è solo uno slogan o una chimera, ma è già realtà ed è fatta di tetti-giardino, verde pensile, pareti verticali, biopiscine e mega-installazioni che riuniscono, in occasioni dei grandi eventi e delle più note manifestazioni fieristiche, tutte le discipline dell”high green tech’: dall’agricoltura all’architettura, dall’alimentazione al florovivaismo, dall’urbanistica al design. L’economia, insomma, è già ‘green’ per qualcuno come le oltre 1.000 aziende riunite da PromoVerde (Associazione per la qualità del Paesaggio e del Florovivaismo) che ha sede in 6 regioni italiane (Lazio, Emilia Romagna, Toscana, Veneto, Sicilia e a brevissimo anche in Lombardia) e che dal 2007 porta avanti un progetto multidisciplinare già punto di riferimento culturale ed operativo per il verde ‘Made in Italy’.

La green gallery
A capo di questa associazione culturale senza fini di lucro c’è l’imprenditore Gianluca Cristoni che dal 16 agosto scorso segue ogni giorno il cantiere della ‘Green gallery’, l’area verde da 2.000 metri quadrati che dal 28 settembre al 2 ottobre ospiterà le mostre della sezione ‘Saper fare’ al Cersaie, il salone della ceramica di Bologna, tra cui anche quella sul progetto londinese del Central Saint Giles, firmato da Renzo Piano.
La ‘Green gallery’ della fiera emiliana è, in realtà, solo l’ultima tappa di un percorso avviato nel 2009 con la ‘Green street’, la rigogliosa piazza verde di 2.000 metri quadrati che per la prima volta, sotto le Due Torri, ha unito due fiere: Expogreen e Cersaie.

Gli appuntamenti di PromoVerde
Un cammino che è poi proseguito a Milano nel settembre 2010 con la realizzazione del ‘cuore verde’ della fiera su una superficie 1.400 metri quadrati e successivamente al Macef dove è stata presentata sia la nuova tecnica di stabilizzazione delle piante (F.E.Y. – For Ever Young) per mentenere gli esemplari vegetali immutati nel tempo, sia il concorso per giovani design intitolato ‘Natural Born Object Design Awards’.
Ma la mission di PromoVerde proseguirà ancora con una presenza al Saie e all’Eima di Bologna e, molto probabilmente, anche al Motorshow 2010, per il quale è allo studio un’installazione verde dedicata alle macchine elettriche.

La green economy in Italia
E se in occasione delle fiere, PromoVerde, con il suo esercito di esperti, mette in mostra tutta la concretezza di un settore che unisce la tradizione dell’agricoltura all’avanguardia del design e delle tecniche di costruzione più moderne, nel corso dell’ultimo anno all’associazione si sono affiancati altri 3 soggetti che si occupano di diffondere la cultura del verde e le sue svariate applicazioni.
Oltre alla capofila guidata da Cristoni, nel gruppo ci sono infatti la casa editrice Sistemi Editoriali Esselibri Simone che pubblica la collana di architettura sostenibile più presente negli studi dei professionisti italiani del settore, la rivista Nemeton High Green Tech Magazine che in soli due anni si è imposta come il periodico cult della cultura del verde e il portale tematico Culturadelverde.it che conta su 80 mila iscritti tra tecnici del verde, agronomi, florovivaisti e appassionati. Obiettivo comune di questa cordata è promuovere quello che è già stato battezzato il ‘Green Made in Italy’.

Il Green Made in Italy
Il messaggio è chiaro: – spiega Cristoni – ciò che fino a ieri era solo visto come decorazione, oggi è un elemento funzionale imprescindibile nella costruzione e la stabilizzazione dei territori. Il verde assume poi un ruolo centrale anche nell’attuazione del protocollo di Kyoto per la sua capacità di compensazione delle emissioni di Co2. Così, nel progetto architettonico e urbanistico è uscito dal ghetto del ‘servizio’ per entrare a pieno diritto fra gli elementi base del costruire“.

Da Kyoto ad oggi
Nel 1997 il Protocollo di Kyoto ha posto tutto il mondo di fronte ai temi dell’emergenza ambientale” ricorda l’imprenditore, precisando che quell’evento fu “un terremoto di grande valenza politica e mediatica che ha rotto gli equilibri anche sulle normali prassi architettoniche e urbanistiche“.
Da allora, prosegue Cristoni, “sono passati 13 anni e ed entro il 2010 l’Unione Europea si è impegnata a dare gambe ad un percorso che coinvolge anche il mondo della progettazione che si interroga tra elementi di visione e di business“. Insomma, “oggi non si può semplicemente dichiarare di essere ‘green’: si deve dimostrarlo“.

La filiera verde
L’operazione è certamente economica, ma ancora prima culturale o meglio scientifica. “Oggi – aggiunge il presidente nazionale di PromoVerde – abbiamo un’occasione unica affinchè anche la cultura del progetto faccia un balzo in avanti. Gli architetti e gli ingegneri devono imparare a conoscere le piante, pena la perdita di commissioni e denaro. Viceversa, gli agronomi, i vivaisti e tutta la filiera del verde devono capire il mondo dell’architettura e vederlo per quello che è diventato per loro: una nuova e grande occasione di sviluppo professionale“.

Condividere le conoscenze
Per questo, sottolinea Cristoni “condividere i saperi, abbandonare i recinti degli interessi di categoria, collaborare integrare le discipline è oggi di fondamentale importanza e in questo panorama in continua trasformazione, la formazione e l’informazione degli operatori a tutti i livelli ha un ruolo fondamentale per la gestione del cambiamento“.
E’ così che, unendo competenze diverse, si compongono paesaggi inediti in cui gli orti crescono sui tetti, piscine e piante acquatiche si materializzano spezzando il cemento delle città e i quartieri più grigi mutano aspetto grazie alla creazione di veri e propri boschi, con tunnel di muschio dove il cielo è fatto d’erba, come si potrà vedere nell’Area 48 del Cersaie di Bologna.

In questi anni – racconta ancora Cristoni – stiamo assistendo ad una completa trasformazione dell’atteggiamento comune nei confronti dell’abitare, inteso nel senso più ampio, dall’abitare la casa all’abitare il pianeta. La necessità di comportamenti sostenibili, filosofia fino agli anni Novanta riservata a pochi ecologisti, ora è la base di partenza per qualsiasi campo d’azione dell’uomo e assieme all’attenzione crescono necessariamente investimenti e fame di conoscenza“.

I premi internazionali di design verde
E’ in quest’ottica che si colloca anche il concorso ‘Natural Born Object Design Awards’ lanciato al Macef 2010 di Milano. Si tratta del nuovo premio internazionale di design che mira a promuovere l’uso dell’elemento vegetale vivo all’interno della casa, con la sua applicazione agli oggetti di uso più comune. La sfida, in sintesi, è ideare oggetti che includano una pianta viva.
Promosso da Nemeton e da Promoverde in collaborazione con Unacoma Service, il concorso si rivolge a designer, architetti, progettisti, scuole di design, studenti iscritti a corsi di design e progettazione e alle facoltà di Architettura e di Agraria. Ad essere selezionati da una giuria di esperti saranno sia i progetti realizzati (oggetti già in produzione e prototipi) sia quelli mai realizzati. I termini di preiscrizione scadono il 15 marzo 2011, mentre la consegna dei lavori deve avvenire invece entro il 15 maggio 2011. (Bando e dettagli sono disponibili sul sito www.nemetonmagazine.net).

L’high green technology
Come sta avvenendo nell’architettura, dove l’applicazione della high green technology è ormai un fatto consolidato grazie alla diffusione delle applicazioni di verde tecnico come il verde pensile, il verde verticale e le biopiscine, così anche nel design l’elemento vegetale può trovare un suo spazio strategico per la promozione dell’idea di sostenibilità e di benessere” spiega l’architetto e direttore della rivista Nemeton Maurizio Corrado, precisando che “già da qualche anno, in maniera spontanea e intuitiva, si sono affacciate proposte che integrano le piante negli oggetti di uso quotidiano“.

La rinaturalizzazione dell’ambiente
Idee, prototipi e provocazioni, come sedie, tavoli o addirittura gioielli che includono erba e fiori e che, prosegue Corrado “arrivano da giovani designer che avvertono nelle piante, spesso in maniera ingenua ma con entusiasmo, una possibilità di ‘rinaturalizzazione’ dei nostri ambienti“.
Il tema è nuovo per il settore e per i progettisti – conclude l’architetto – ma è centrale perché mette in luce il nocciolo della proposta dell’architettura sostenibile: il tempo. E’ il tempo il vero protagonista del progetto ecologico, e con esso, la cura che ogni progetto richiede. Quando un elemento, che sia un oggetto come cucchiaio o addirittura una città, contiene una componente vegetale viva come propria parte integrante, la cura che questo richiede in quanto essere vivente diventa parte integrante del progetto e ne condiziona le scelte ponendo la variabile tempo come discriminante“.

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