Sversamenti di petrolio: il WWF sulla pericolosità delle trivellazioni sottomarine

di Redazione 319 views0

Il nuovo incidente nel Golfo del Messico, “è una conferma ulteriore, dopo il disastro della piattaforma Deepwater Horizon che verrà ricordata come la ‘Cernobyl del petrolio’, che ormai il petrolio facile è finito e la risposta dell’industria è di continuare a spingere i limiti tecnologici penetrando in ambienti marini sempre più profondi, isolati e sensibili“. Ad affermarlo è il Wwf sottolineando che “attualmente circa il 30% di tutto il petrolio estratto deriva da estrazioni petrolifere su fondale marino (costiero o off-shore) e questa percentuale è in aumento“.

GLI INCIDENTI SULLE PIATTAFORME PETROLIFERE
I recenti incidenti e le loro conseguenze -afferma Stefano Leoni, Presidente del Wwwf Italia- hanno anche dimostrato l’esistenza di rischi specifici associati alle perforazioni sottomarine; carenze nelle regolamentazioni e omissioni di conformità da parte dell’industria; così come carenze nelle capacità tecnologiche, logistiche e regolamentari, sia per la prevenzione di incidenti che per la reazione agli incidenti stessi“.

E’ ORA DI CAMBIARE POLITICA ENERGETICA
In queste circostanze il Wwf -continua Leoni- ritiene che i Governi debbano adottare politiche e strategie per ridurre l’uso dei combustibili fossili liquidi, attraverso misure di efficienza energetica sostanziali, l’elettrificazione dei trasporti e lo sviluppo di fonti energetiche rinnovabili“. “La spinta verso tecnologie sempre più ai limiti per la ricerca e la gestione di fonti non rinnovabili -aggiunge- allontana per le comunità coinvolte sempre più la certezza su come rientrare da situazioni di emergenza e la scommessa sul nucleare in Italia è un altro esempio di questo genere di rischi“.

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