Foche monache avvistate in Sicilia e la Prestigiacomo inventa il federalismo ambientale

di Redazione 132 views0

 Avvistamento eccezionale di foca monaca nelle acque dell’isola di Marettimo, l’isola siciliana che fa parte delle riserva marina delle isole Egadi a largo della costa di Trapani. Lo rende noto il ministero dell’Ambiente. La prima segnalazione risale al 31 marzo scorso da un pescatore locale che ha avvistato un esemplare in prossimità delle Grotta del Cammello, la ‘casa’ prediletta da questo mammifero 30/40 anni fa. Nei giorni successivi, secondo le testimonianze locali, l’avvistamento ha riguardato due esemplari adulti, presumibilmente maschio e femmina e un cucciolo.

L’AVVISTAMENTO
Quella riferita dai pescatori dell’isola siciliana di Marettimo sull’avvistamento della foca monacaé una bellissima notizia e come ministero intendiamo adottare in questa occasione un’atteggiamento, e confidiamo, efficace: intendiamo nominare custodi di questo tesoro la comunità e i pescatori stessi di Marettimo“. Lo ha detto il ministro dell’Ambiente, Stefania Prestigiacomo, in merito alla eccezionale segnalazione di una famigliola di foche monache nelle acque dell’isola a largo delle coste di Trapani.

IL FEDERALISMO AMBIENTALE
Comunità locali e pescatori che “saranno chiamati a fornire indicazioni su eventuali misure di protezione da adottare. Un sorta di – ha detto Prestigiacomo – ‘federalismo ambientale’ che siamo certi sarà efficace“. “Come ministero ci impegneremo a salvaguardare la situazione e fornire il supporto tecnico scientifico necessario alla comunità di Marettimo“, ha detto il ministro sottolineando che “questo evento, che ricade simbolicamente nell’anno della biodiversità e che indica il miglioramento delle condizioni naturali dei nostri litorali, possa avviare in futuro una forma di convivenza fra le comunità costiere e le splendide foche monache“.

LA FOCA MONACA
Corpo allungato, irregolarmente cilindrico, tra gli 80 e i 240 cm di lunghezza, rivestito da uno spesso strato adiposo ricoperto da un fitto pelo corto, vellutato, impermeabile all’acqua. E’ la foca monaca, mammifero minacciato dall’estinzione. Predilige i tratti di mare vicini alle coste e non disdegna brevi incursioni sulla terraferma, rimanendo, però, vicinissima al mare, anche perché i suoi movimenti lenti ed impacciati la espongono alle minacce dei predatori e dell’uomo. Frequenta solo zone in cui il disturbo umano è praticamente inesistente. Infatti, la maggior parte dei recenti avvistamenti in Italia sono avvenuti vicino a coste isolate, spesso vicino a grotte accessibili solo dal mare. Si nutre di pesce e molluschi, principalmente polpi, sino a 3 kg per giorno e si sposta anche di alcune decine di chilometri al giorno alla ricerca del cibo, con immersioni continue che raggiungono anche i 90 metri di profondità. I maschi possono raggiungere anche i 320 kg di peso; le femmine, invece, sono un po’ più piccole. Un tempo l’areale della foca monaca comprendeva tutto il Mediterraneo. Ad oggi isolate colonie della specie sopravvivono in Grecia, isole della Croazia meridionale, Turchia, nell’arcipelago di Madera, in Marocco e Mauritania. In Italia dopo il 2000 si sono avuti sporadici avvistamenti di animali isolati nel Canale di Piombino, a Montecristo, sulle coste della Provincia di Lecce a sud di Otranto, nella Liguria di Levante, nel breve tratto jonico della Basilicata e in Sicilia. Le foche sembrano essere ancora presenti in Sardegna. Gli ultimi avvistamenti di foca monaca sono del 9 giugno 2009 nelle acque antistanti la Torre del Campese, Isola del Giglio e del marzo 2010 a Capo Promontore in Istria.

Ma – viene da chiedere al Ministro – con la globalità della natura il federalismo che c’entra?

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