Clini, la nuova Aua permette di inquinare di più, rabbia tra i Verdi

 Il ministro Clini ha di recente fatto approvare il decreto per la nuova Aua (Autorizzazione Unica Ambientale). Un decreto che secondo molti permette di inquinare di più, e che ha scatenato la rabbia dei Verdi e degli ambientalisti tutti.

Clini continua a non convincere e a non piacere agli ecologisti. Il ministro dell’ambiente sembra anzi avere una straordinaria capacità di far infuriare gli ambientalisti, ormai appare un dato di fatto. Il ministro ha fatto approvare venerdì il decreto per la nuova Aua, un decreto per le piccole e medie imprese (meno di 250 dipendenti) che sulla base della volontà di semplificare allunga i tempi dell’ottemperamento dell’Autorizzazione, spostandolo dai 5 anni, a (udite bene) 15 anni. Purtroppo non è tutto, però: i controlli non saranno per nulla frequenti (uno all’anno) e le sanzioni? Come scrive Marco Palombi su Il fatto quotidiano, non ci sono. Le conseguenze di tutto questo a meno di nuovi interventi sono 15 anni in cui discariche, impianti siderurgici, inceneritori e altre industrie pesanti potranno operare con controlli ambientali estremamente blandi e senza un sistema di sanzioni che possa vagamente dirsi temibile. Il leader dei Verdi Angelo Bonelli ha dichiarato:

Più che una semplificazione è un tana libera tutti per chi inquina, un regalo elettorale per un sistema produttivo che lo stava aspettando con ansia: l’interesse dell’impresa a risparmiare tempo e denaro è prevalente rispetto alla tutela dell’ambiente e della salute.

Vi avevamo inoltre parlato della volontà da parte di Clini di permettere ai cementifici di bruciare anche i combustibili solidi secondari: bene, anche questo punto è incluso nel decreto. Ma la Commissione Ambiente della Camera, ci si chiederà, cosa ne pensa di tutto questo? La risposta è che ne pensa molto male, che affastella contrarietà e perplessità, ma che non arriva a poter bloccare le decisioni di Clini per la frustrazione e la rabbia degli ambientalisti italiani.

Photo Credits | Getty Images

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