Frutta esotica e fuori stagione in tavola: quanto costa all’ambiente

 La frutta esotica conquista le tavole degli italiani. Il consumo di ananas, per esempio, è raddoppiato mentre si è quasi dimezzato quello delle pesche negli ultimi dieci anni, con le banane che sono addirittura diventate il terzo frutto più consumato dagli italiani dopo mele e arance. E’ quanto emerge da una analisi della Coldiretti sugli effetti della globalizzazione a tavola dalla quale si evidenzia che la frutta straniera rappresenta oggi ben il 15% di quella consumata nonostante l’Italia sia il primo produttore di frutta e verdura in Europa.

Il costo ecologico della frutta esotica
Accanto all’arrivo di frutta ”esotica” negli ultimi dieci anni si è anche assistito ad una crescita degli sbarchi di quella straniera “contro” stagione come i mirtilli dall’Argentina (+560%), le ciliegie dal Cile (+122%) o l’uva dal Sudafrica (+50%), prodotta in abbondanza anche in Italia. Una tendenza – che comporta spreco di denaro, energia e inquinamento ambientale per i trasporti – spesso dovuta alla perdita di conoscenza dei cicli stagionali e amplificata dalla mancanza di trasparenza sull’origine dei prodotti in etichetta, sulla quale la Coldiretti chiede di intensificare i controlli.
Ad aumentare sono stati anche i consumi di cibi etnici anche se nonostante la rapida diffusione degli esercizi commerciali che li offrono – sottolinea la Coldiretti – solo il 7% degli italiani frequenta molto spesso un take away straniero e il 5% un ristorante straniero.

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