La protezione dell’ ambiente in Australia dopo 200 anni di sfruttamento indiscriminato

 L’ Australia… il continente nuovo, evoca da sempre nell’ immaginario collettivo scenari di natura incontaminata, dalle foreste di eucalipto alle barriere coralline, dal deserto alle riserve aborigene. Eppure in pochi sanno che l’ Australia in soli 200 anni ha rovinato il suo ambiente più che l’ Europa in 2000 anni di storia. Un dato significativo di questo è che la maggior parte degli istituti di geografia australiani siano ora divenuti Istituti di geografia e sicurezza dell’ ambiente.

PROTEZIONE DELL’ AMBIENTE E POLITICA
Il problema basilare è dove cominciare la protezione. Certi pericoli ambientali sono lenti ed insidiosi: bisogna prevederli e agire con anni di anticipo. L’ esempio classico è quello della produzione di energia. L’ Australia dispone di una quantità enorme di energia solare, ma la sua cattura ed il suo uso sono ancora relativamente cari. E pensare che l’ Università di Murdoch aveva istituito un Centro per le applicazioni dell’ energia solare, riconosciuto dalle Nazioni Unite, ma il Governo federale ha ridotto la sua sovvenzione perché si aspetta al più presto risultati pratici, invece delle ricerche per soluzioni teoriche che gli scienziati vedono invece come il primo passo da effettuare.

Gira, gira, gira: comprendere i cicli della natura secondo Fritjof Capra

 Nell’ ecoalfabeto di Fritjof Capra viene presentata la trascrizione dell’ intervento ad una conferenza organizzata da un gruppo di persone convinte che coltivare un orto ricolleghi i bambini alle basi del cibo, integrando e animando praticamente ogni attività svolta in una scuola. In realtà, Capra aggiunge che un orto ricongiunge i bambini non solo alle basi del cibo, ma alle basi stesse della vita.

LA VISIONE SISTEMICA DELLA VITA NELLA SCIENZA
Negli ultimi vent’ anni un nuovo concetto di vita, una nuova visione sistemica della vita, è emersa all’ avanguardia della scienza. L’ idea centrale è che esista una configurazione basilare della vita comune a tutti i sistemi viventi, ecosistemi o sistemi sociali. La configurazione di base è quella della rete. Esiste cioè una ragnatela di relazioni tra tutti i componenti di un organismo vivente, così come in un ecosistema esiste una rete di relazioni tra le piante, gli animali e i microorganismi, o tra le persone in una comunità umana.

Storia dell’ ecologia: l’ ecoalfabeto di Fritjof Capra

 Fritjof Capra (Vienna, 1º febbraio 1939) è un fisico e saggista austriaco. Fisico e teorico dei sistemi, autore di fama internazionale, è diventato inizialmente noto con Il Tao della fisica, del 1975, tradotto in italiano nel 1982 (Adelphi) e divenuto famoso con la ristampa del 1989. Si è occupato anche di sviluppo sostenibile, ecologia e teoria della complessità.

MODELLO OCCIDENTALE E NATURA

Già nel libro Il Tao della fisica (Adelphi), che ha avuto grande successo ed è stato ristampato in varie lingue, l’ autore critica il modello di scientificità (di derivazione cartesiana) prevalente nel mondo moderno occidentale, in quanto contrassegnato da un’ impostazione meccanicistica, quantitativa e riduzionistica, che non corrisponde alla complessità del reale. Il suo successo sarebbe dovuto non alla portata teoretica, bensì ai risvolti pratici, in quanto tale paradigma scientifico avrebbe facilitato e potenziato il predominio dell’ uomo sulla natura, così come auspicato da Cartesio, da F. Bacone e da altri “padri” della modernità.

LA CRISI AMBIENTALE E LA CULTURA ANTI-ECOLOGICA
Secondo Capra, vi è un intimo legame tra la gravissima crisi ambientale del nostro tempo e il tipo di cultura anti-ecologica affermatasi in Occidente negli ultimi secoli. Egli teorizza l’ avvento di un nuovo paradigma, ricavabile dagli sviluppi della “nuova fisica” (e di altri settori della scienza contemporanea), ma anche dal misticismo orientale (Taoismo in primo luogo) e da varie altre saggezze premoderne orientate ecologicamente.

La raccolta diretta nei campi biologici: pick your own

 Alcune aziende agricole consentono ai visitatori di raccogliere direttamente nel campo o sull’ albero i prodotti che verranno acquistati. Pick your own è il nome inglese della formula.
Ad inventarla, nei primi del Novecento, sono stati i contadini americani alle prese con grandinate o altri eventi disastrosi per il raccolto (come alcune improvvise accelerazioni delle stagioni). Con buon pragmatismo, i farmers Usa decidono di consentire ai passanti una fornitura fai-da-te dei prodotti a prezzi molto più modesti del mercato.

GLI OBIETTIVI DEL PICK YOUR OWN
Quando piantano lungo la strada il cartello “raccogli da te” i farmers hanno in mente due obiettivi: recuperare una parte del guadagno che rischia di essere perduto e ripulire il terreno dai frutti che altrimenti sarebbero destinati a marcire.
La formula ebbe successo, anche a prescindere dagli eventi meteo, tanto che ancora oggi è molto diffusa negli States così come in Germania, in Francia (dove si chiama cueilette à la ferme) e in Inghilterra.

Guida al giardinaggio: la fatsedera

 La fatsedera (Fatshedera lizei) è un arbusto che può raggiungere 1-2 metri di altezza e i cui fusti eretti richiedono normalmente il sostegno di un tutore. Sono decorati da grandi foglie di colore verde acceso, divise in tre o cinque lobi.
Esiste anche una varietà variegata dal fogliame screziato di bianco crema, un poco più esigente in fatto di luce.

LA POSIZIONE
La fatsedera sta bene in qualsiasi posizione, sia essa in piena luce oppure in ombra. La situazione ideale è dietro a una finestra disposta a nord, mentre bisogna invece evitare una posizione in pieno sole. Per quanto riguarda il clima, non ha particolari esigenze e tollera bene anche una temperatura minima di 5-6°C in inverno.
Se si trova in ombra in inverno preferisce un clima fresco, altrimenti rischia di deperire.

Fare il compostaggio naturale… anche in appartamento!

 Fare il compostaggio naturale dei rifiuti organici sembra essere una cosa di lusso, solo per chi può permettersi una casa con giardino… niente di più falso. Se avete un giradino o anche solo un terrazzo o un ampio balcone, potete facilmente ricavare il vostro piccolo composter.

COME FARE UN COMPOSTER
Rete metallica, stecche di legno, contenitori di plastica grandi si prestano bene a costruire la gabbia dove depositare i vostri rifiuti “umidi” e gli sfalci del giardino.
Perché i microrganismi e gli insetti che si trovano naturalmente nell’ ambiente possano lavorare trasformando i nostri rifiuti in terriccio, è necessario che il composter, oltre a essere costruito in modo da garantire il passaggio dell’ aria all’ interno, abbia una parte aperta e a contatto diretto con la terra.

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