La protezione dell’ ambiente in Australia dopo 200 anni di sfruttamento indiscriminato

di Redazione 339 views0

 L’ Australia… il continente nuovo, evoca da sempre nell’ immaginario collettivo scenari di natura incontaminata, dalle foreste di eucalipto alle barriere coralline, dal deserto alle riserve aborigene. Eppure in pochi sanno che l’ Australia in soli 200 anni ha rovinato il suo ambiente più che l’ Europa in 2000 anni di storia. Un dato significativo di questo è che la maggior parte degli istituti di geografia australiani siano ora divenuti Istituti di geografia e sicurezza dell’ ambiente.

PROTEZIONE DELL’ AMBIENTE E POLITICA
Il problema basilare è dove cominciare la protezione. Certi pericoli ambientali sono lenti ed insidiosi: bisogna prevederli e agire con anni di anticipo. L’ esempio classico è quello della produzione di energia. L’ Australia dispone di una quantità enorme di energia solare, ma la sua cattura ed il suo uso sono ancora relativamente cari. E pensare che l’ Università di Murdoch aveva istituito un Centro per le applicazioni dell’ energia solare, riconosciuto dalle Nazioni Unite, ma il Governo federale ha ridotto la sua sovvenzione perché si aspetta al più presto risultati pratici, invece delle ricerche per soluzioni teoriche che gli scienziati vedono invece come il primo passo da effettuare.

LA PERCEZIONE DELL’ AMBIENTE IN AUSTRALIA
L’ Australia è oggi consapevole più di qualsiasi altro Paese al mondo del bisogno di proteggere il suo ambiente, tanto sfruttato e trascurato. Del resto l’ ambiente è una fitta rete di legami che funzionano in varie direzioni non sempre chiaramente tracciabili, tanto che si è raggiunto il concetto di valued ecosystem components. Ossia, si valutano le componenti secondo il loro effetto sull’ ecologia e, separatamente, secondo i loro effetti estetici e culturali.

I DISASTRI AMBIENTALI IN AUSTRALIA
Ed ecco alcuni esempi che hanno indotto questa concezione di attenzione verso l’ ambiente…
Il vecchio problema dei conigli invasori in tutta l’ australia extratropicale, dopo molte spese per erigere inutili reti metalliche, fu risolto solo in parte anni fa dalla diffusione della mixomatosi che li decimò, ma non riuscì a sterminare quei pochi che ne divennero immuni. Poi si diffuse con rapidità travolgente un’ altra malattia, il calicivirus, che ne uccise altri milioni.
Morti i conigli, volpi e gatti si ritrovarono privi della loro selvaggina e, affamati, cominciarono a dare la caccia ai piccoli mammiferi indigeni, che ora sono più che mai da proteggere…

Un altro esempio? Su milioni di ettari, anche in zone aride, crescevano alberi dal legno durissimo. Vicino agli alberi l’ erba cresceva stentata. Via gli alberi per farne paletti da reticolati) per contenere le pecore): si sapeva da un secolo che gli alberi pompavano l’ acqua dal sottosuolo, resa salmastra dai minerali in soluzione, ma nessuno prendeva la cosa sul serio. Morti gli alberi, l’ acqua poco a poco salì fino a raggiungere la superficie. I potenti raggi solari fecero il resto. L’ acqua evaporò ma il sale rimase, ed ora si parla di milioni di ettari resi inutilizzabili…

L’ INTERVENTO DELL’ UOMO
Si tratta dunque di ambienti e processi ambientali fisici, chimici e biologici centenari e millenari sovvertiti in pochi anni dall’ intervento umano. Purtroppo per anni il motto è stato “Se si muove, sparagli, e se non si muove, taglialo!“.

Altro che protezione ambientale… Ora l’ Australia è corsa ai ripari. Vedremo presto come…

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