Bioedilizia: a che punto sta l’Italia?

di Redazione 146 views1

 Progettare e costruire gli edifici secondo una nuova concezione dove la parola d’ordine è ‘sostenibilità’. E’ questa la sfida del futuro perché anche una casa ‘può risparmiare da sé’. Ma bisogna pensare secondo una nuova ottica quella della bioedilizia che ha la necessità di far coesistere l’avanzamento della tecnica con il risparmio energetico. L’interesse verso i prodotti ‘green’ legati al settore dell’edilizia è in continua crescita e lo dimostra anche l’attenzione posta all’Expo di Shangai. E settembre è proprio il mese che il Padiglione Italiano dell’Esposizione di Shanghai, dedica all’architettura. ‘Active Sustainable Design Now’ è stata la prima conferenza in programma, promossa da GranitiFiandre e Iris Ceramica, interamente dedicata all’argomento dell’architettura sostenibile, uno dei principali concetti promossi dall’Esposizione Universale di Shangai sul tema ‘Better City, Better Life’. Un’occasione per il Bel Paese per sfoggiare i propri ‘fiori all’occhiello’. La bioedilizia, dunque, è una sfida che deve essere affrontata.

LA BIOEDILIZIA IN ITALIA
Ma come? ”Riconsiderando il contesto in cui vengono realizzate le opere” spiega all’ADNKRONOS, Andrea Sisti, presidente del Consiglio dell’ordine nazionale dei dottori agronomi e dei dottori forestali (Conaf) ribadendo la necessità ”di progettare conoscendo il luogo dove si va a costruire”. Un passaggio fondamentale ”visto che fino ad oggi non si è tenuto conto della qualità del vivere”.
Quando si urbanizza un’area a livello di piani regolatori, aggiunge Sisti, ”non si tiene conto dell’orientamento dell’edificio, dei venti prevalenti o della giacitura dei terreni. E si costruisce in ambiti dove, ad esempio, non si vede mai il sole”. Questo significa ”avere una casa confortevole ma che impatti il meno possibile sulle risorse naturali’‘.

IL RUOLO DEI MATERIALI IMPIEGATI
La chiave, dunque, sta nel riutilizzo dei materiali e nel risparmio energetico. Ma il Bel paese come si sta preparando a questo cambiamento? L’Italia, purtroppo, ”è il paese delle chiacchiere” commenta all’ADNKRONOS, Giuseppe Tomassetti, vicepresidente della Fire la Federazione degli gli energy manager, ossia la figura responsabile per la conservazione e l’uso razionale dell’energia. Ad oggi però negli edifici residenziali ”l’energy manager conta poco in quanto è una figura obbligatoria per legge solo per i grandi edifici”.

IL PROBLEMA NELLA LEGGE
Il problema italiano, secondo Tomassetti, risiede nella legge: ”è di quattro anni fa la legge che impone l’obbligo per i costruttori di nuovi edifici di montare il solare termico per la produzione di almeno il 50% del fabbisogno di acqua calda”. Una legge che ”non è mai stata applicata”. Non solo. C’è anche il problema della manutenzione dell’esistente: ”l’industria italiana ha interesse a costruire solo il ‘nuovo’. Non esiste al momento un’attività di risanamento”.

INSTABILITA’ DEL CLIMA E LITI CONDOMINIALI
Ma per il vicepresidente della Fire, oltre al problema del sistema paese, ci sono altri ostacoli legati all’instabilità del clima e alla struttura dei centri urbani che si basa su condomini (“le beghe condominiali sono difficile da risolvere“) e non su singole abitazioni come avviene per lo più all’estero. L’edilizia sostenibile, dunque, ”è una sciocchezza degli architetti”.

LA COSCIENZA AMBIENTALE
Ma praticabilità a parte, bisogna ricordare che ogni sforzo di progettazione e costruzione seppur ecocompatibile può essere nullo se non esiste una coscienza ambientale radicata nel territorio. Ed è per questo che il ruolo dell’individuo torna ad essere centrale. La funzionalità di un edificio o più in generale di una città è solo il primo tassello per un progetto più ampio che implica la comunicazione e il coinvolgimento della comunità, per rendere efficace qualsiasi tipo di sforzo teso a rendere migliore la qualità della vita.

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