Il calcestruzzo è il materiale più utilizzato dall’essere umano dopo l’acqua, fondamentale nella costruzione di infrastrutture come case, strade, ponti e dighe. Tuttavia, il suo ciclo produttivo è responsabile di circa l’8% delle emissioni globali di anidride carbonica (CO2), superando il totale combinato dei trasporti aereo e marittimo.

Le novità in programma per il calcestruzzo
Questa industria è definita “hard to abate” (difficile da abbattere) a causa della chimica intrinseca del processo. Le emissioni derivano principalmente dal cemento, un legante essenziale. Per produrre una tonnellata di cemento si rilascia quasi una tonnellata di CO2.
Il problema è duplice, in primis per quanto riguarda i combustibili fossili: vengono usati per raggiungere le altissime temperature necessarie al processo. Chiaramente poi c’è la reazione chimica: la CO2 si genera direttamente dalla scomposizione del calcare (carbonato di calcio) la materia prima, che ad alta temperatura si trasforma in ossido di calcio per il cemento e anidride carbonica, che viene dispersa. Data la continua crescita demografica e l’urbanizzazione, la domanda di questi materiali rimarrà elevata, rendendo urgente la necessità di decarbonizzare.
L’Italia, secondo produttore e tra i maggiori consumatori di cemento nell’Unione Europea, sta affrontando la questione. Federbeton, la federazione di Confindustria, ha presentato una strategia di decarbonizzazione che richiede investimenti per circa 5 miliardi di euro. Le azioni principali includono la sostituzione dei combustibili, ossia utilizzare combustibili alternativi ai fossili, come combustibili solidi secondari derivati dai rifiuti e l’idrogeno verde.
Non manca nemmeno la cattura e stoccaggio del carbonio (CCS), in questo caso si punta sull’implementazione di tecnologie per catturare la CO2 emessa a fine ciclo. Altro aspetto importante è la riduzione del clinker. Quest’ultimo è il componente più emissivo del cemento, pur rappresentando solo il 10% della massa del calcestruzzo, è responsabile del 90% della sua impronta di carbonio. La strategia punta a ridurne il rapporto nel cemento, sostituendolo parzialmente con materiali cementizi supplementari (SCM) di scarto industriale, come loppa d’altoforno e ceneri volanti.
Queste misure, se attuate, potrebbero aumentare i costi operativi annui di 800 milioni- 1 miliardo di euro entro il 2050, motivo per cui Federbeton chiede ai decisori politici di supportare le aziende premiando i materiali a basse emissioni negli appalti pubblici. Un’ulteriore frontiera nell’innovazione è l’Intelligenza Artificiale (AI). Aziende come Meta e Amrize hanno sviluppato congiuntamente un modello di AI per accelerare la scoperta di nuove miscele di calcestruzzo a basse emissioni.
La miscela innovativa, che riduce l’impronta carbonica del 35% e garantisce resistenza e durabilità, sarà usata per la costruzione di un data center di Meta. Meta ha reso il suo strumento open source, convinta che l’AI possa superare la lentezza dei metodi tradizionali e supportare l’industria nella rapida adozione di materiali a minore impatto climatico. La disponibilità di calcestruzzo a basse emissioni è cruciale non solo per l’edilizia sostenibile, ma anche per la transizione ecologica trainata dagli impianti eolici e fotovoltaici.