Nucleare: entro il 2020 il primo Kwh di energia nucleare, parola di Scajola. E l’ ambiente?

di Redazione 81 views0

 Alla fine di questa legislatura metteremo la prima pietra del nucleare per arrivare entro il 2018/2020 ad avere il primo chilowattora prodotto con energia nucleare nel nostro Paese“. Lo ha annunciato qualche giorno fa il ministro dello Sviluppo economico Claudio Scajola intervenendo a La telefonata su Canale5.
Il ministro ha ribadito che questo avviene “nell’ interesse dei cittadini e delle imprese italiane. Nonostante le difficoltà e i trabocchetti che ogni giorno troviamo, noi – ha detto – paghiamo l’energia il 30% in più degli altri paesi. Abbiamo bisogno di difendere l’ ambiente. Dobbiamo rientrare nel nucleare in tempi veloci. Lo facciamo tutti i giorni con grande impegno per rispettare la tabella di marcia”.

Ma da Legambiente parte il contrattacco: “Basta con i proclami, il Governo dica esattamente dove vorrebbe costruire le centrali“.

L’ UBICAZIONE DI SITI NUCLEARI
Così Legambiente ha commentato l’ annuncio del primo chilowattora prodotto con energia nucleare entro il 2018/2020, fattodal ministro dello Sviluppo economico Claudio Scajola. “Continuare ad annunciare l’ avvio del nucleare non costa nulla, peccato non si riesca poi a capire concretamente in quali aree del Paese dovrebbero comparire gli impianti – ha dichiarato Stefano Ciafani, responsabile scientifico di Legambiente in una nota -. Si è cominciato a parlare, infatti, dei quattro reattori Epr da realizzare uno al Nord, due al Centro e uno al Sud, ma non si specifica mai esattamente dove dovrebbero essere costruiti. Senza considerare che servono altri quattro reattori che il secondo consorzio dovrebbe costruire per arrivare al 25% di elettricità dall’atomo“.

NON SI PUNTA SULLA GREEN ECONOMY
Ciafani ha inoltre concluso che “la strada intrapresa verso il nucleare costituisce evidentemente l’ ennesima perdita di tempo rispetto ad una concreta riforma energetica, basata su efficienza e fonti rinnovabili, che possa far crescere il Paese grazie all’ innovazione tecnologica e all’ indotto occupazionale, contribuendo realmente alla riduzione delle emissioni di Co2“.

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