Milano, per la distruzione del Bosco di Vione ambientalisti parti civili

di Redazione 85 views0

 A Milano, non tutti lo sanno, è stato letteralmente raso al suolo il Bosco di Vione. Una distruzione che gli ambientalisti non vogliono veder passare impunita. A tal proposito, gli attivisti green Milanesi stanno valutando l’idea di costituirsi come parti civili nel processo che, si spera, punirà i colpevoli dell’atto illecito.

Per la “sparizione” del Bosco di Vione vi sono attualmente due indagati a Basiglio per taglio non autorizzato. Il bosco è stato posto sotto sequestro in seguito all’azione illegale e come accennato gli ambientalisti di Milano potrebbero porsi come parti civili nel processo. I due indagati sono il gestore del fondo agricolo e l’azienda responsabile del taglio del bosco.

La scoperta dell’atto criminoso ha dell’incredibile per la semplicità con la quale è avvenuta: la polizia provinciale dopo una segnalazione dell’associazione Parco Sud ha colto due uomini letteralmente con le mani nel sacco (o forse sarebbe meglio dire sul sacco). Erano tranquillamente all’opera con macchinari pesanti per fare scorta di legname tratto dal bosco. Sono stati stimati circa 440 metri cubi di legno e 600 sezioni di tronco.

È interessante notare come la distruzione del Bosco di Vione si sia generata: l’ente Parco Sud aveva rilasciato l’autorizzazione per il taglio di 50 alberi, non certo di diverse centinaia. Renato Aquilani dell’Associazione Parco Sud ha dichiarato:

La verbalizzazione degli agenti ha inoltre evidenziato che le operazioni erano effettuate da una ditta senza un corrispettivo economico e solo sulla base di un accordo informale a voce da parte del gestore del fondo di Vione. Con questo atto finalmente la vicenda esce dagli ambiti amministrativi, dove probabilmente tutto si sarebbe risolto con un’ammenda, per arrivare al riconoscimento di un reato perseguibile penalmente.

È così che tranquillamente e spudoratamente, in Italia, si devasta il verde. Speriamo anche noi, come gli ambientalisti milanesi, che l’atto non resti impunito.

Photo credits | heretakis su Flickr

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