Un no alla TAV da chi non ti aspetti

di Redazione 40 views1

Il dibattito sulla Tav è stato finora caratterizzato da un alto tasso di ideologia. Pochi sono però entrati nel merito della questione, cercando di capire se la realizzazione della linea ad alta velocità Le discussioni sulla linea ad alta velocità tra Torino e Lione – quella che viene definita comunemente la TAV, anche se non è la sola linea ad alta velocità presente o in costruzione nel nostro paese –
gode di un consenso pressoché unanime sia tra i politici che tra gli imprenditori.

Idee che spesso vengono condivise anche dalla pubblica opinione perché spesso i cittadini non hanno avuto la possibilità di sapere come stanno le cose.

Quante volte avete sentito parlare delle ricadute economiche del progetto in modo serio? Nessuna. I sostenitori del treno ad alta velocità continuano a fare generici riferimenti alla necessità di essere dalla parte della verità e del progresso, di volere un futuro per la valle Susa, e così via.

Così dicendo lasciano intendere che gli oppositori sarebbero invece degli oscurantisti, contrari al progetto, che non vogliono un futuro per il luogo in cui abitano.

Non è proprio così. Basta leggere il rapporto prodotto dall’Istituto Bruno Leoni sulla Torino-Lione.
Per chi non lo conosce si tratta di un’organizzazione liberista che propone studi su temi come l’ambiente, la concorrenza, le privatizzazioni e la riforma dello Stato sociale, e che si schiera su posizioni molto lontane dai cosiddetti Notav.

Lo studio smonta con tanto di cifre, due dei capisaldi del ragionamento a favore del treno ad alta velocità:
– gli attuali collegamenti stradali e ferroviari sul versante nordoccidentale delle Alpi non sono vicini alla saturazione;
– non esiste una domanda di trasporto, passeggeri e merci tale da giustificare la realizzazione della linea ad alta velocità.

Una conferma a questi dati viene anche dal fatto che non esiste alcun soggetto privato interessato ad investire delle risorse in questo progetto. Alla fine saranno i poveri contribuenti a finanziare le ricche aziende per costruire un’opera dalla dubbia utilità.

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