Tutti i veleni della Costa Concordia

di Redazione 56 views1

In questi giorni Greenpeace si è occupata di investigare sulle sostanze tossiche presenti sulla Costa Concordia. Compito difficile visto che l’armatore ha dato informazioni incomplete e superficiali. Per esempio si fa riferimento alla presenza di insetticidi e pitture e smalti, senza precisare quali sostanze contengono.

Non ci sono indicazioni sulla presenza di sostanze inquinanti organiche persistenti, come i composti a base di cloro, conosciuti perché si accumulano all’interno di organismi viventi e per il fatto che restano all’interno del corpo per lunghi periodi. Altri insetticidi hanno dimostrato di riuscire ad inibire alcune attività enzimatiche alla base del corretto funzionamento sia degli organismi animali che di quelli vegetali – e analoghi ragionamenti possono essere fatti per le pitture e gli smalti.

Un’altra assenza pesante negli elenchi presentati dall’armatore – ovviamente ci vorrebbe un po’ più di moral suasion da parte della politica. mancano indicazioni su tutta una serie di oggetti che si trovano su una nave, come tappeti, tende, tavoli o elettrodomestici. Tutte cose che potrebbero contenere perucolose sostanze chimiche come ftalati, alchilfenoli, composti a base di bromo e paraffine clorurate. Tutte cose che potrebbero finire per essere gradualmente rilasciate in mare ed inquinare l’habitat circostante.

Il rischio maggiore è comunque legato al carburante. Si tratta dell’IFO380. Ha un’alta resa calorica ed un basso costo, e per questo veniva utilizzato per scaldare le case. In seguito è stato bandito questo uso per le emissioni in aria altamente inquinanti. Proprio per la sua pericolosità è stata iniziata la sua estrazione della carcassa della nave.

Tutte queste parole servono anche per dire che tragedie come queste – in termini di vite umane ma non solo – devono diventare anche un’occasione per rimettere in discussione le scelte fatte: bisogna limitare se non cancellare il traffico marittimo in zone vulnerabili. Come l’isola del Giglio, che ricordiamo fa parte dell’area protetta del Santuario dei Cetacei.

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