Alimentazione: il Brasile multa gli happy meal

di Redazione 131 views0

Mc Donald’s inizia a tremare, anche se il junk food continua a fare molta leva sul pubblico, diverse associazioni si stanno mobilitando per promuovere un tipo d’alimentazione sano, soprattutto per quanto riguarda i bambini, che crescono mangiando cibi grassi, dei quali spesso e volentieri non si conosce la provenienza.

Il McDonald’s è uno dei fast food più diffusi al mondo e usa come strategia di marketing quella dell’Happy Meal per attirare i bambini, senz’altro il pubblico più ghiotto. Un luogo ideale per trascorrere del tempo, per le famiglie, e la gioia dei bimbi che nel noto pacchetto trovano hamburger, patatine fritte ed un giocattolo. In Brasile, però, il Procon, fondazione in difesa del consumatore, di San Paolo, ha inflitto una multa di 1,3 milioni, poiché spinge i bambini verso un tipo di alimentazione tutt’altro che sana. Un esempio che forse dovrebbero seguire molti altri Paesi, soprattutto negli USA i casi di obesità infantile sono preoccupanti e non sono mai stati presi provvedimenti a riguardo.

Per quanto possa essere gustoso, il cibo dei fast food è stato il protagonista di diversi studi e documentari che dimostrano di quanto possa essere dannoso per la salute dell’uomo e non solo, anche l’ambiente, tanto per cambiare, ne risente. Grassi, additivi chimici, antiossidanti (tra cui uno, TBHQ, ricavato dal petrolio), il cosiddetto “cibo spazzatura” provoca conseguenze dannose, tra cui malattie cardiache ed anche il cancro, oltre che il diabete. I bambini sono una categoria a rischio, visto che i genitori spesso e volentieri pur di accontentarli non si preoccupano di dar loro del cibo sano piuttosto che portarli al fast food. In Inghilterra anziché evitare di incentivare la diffusione degli Happy Meal, sono stati sostituiti i giocattoli con dei libri: iniziativa del tutto apprezzabile, ma che non tiene in considerazione il fattore alimentare, assolutamente da non sottovalutare. Per noi e per le sostanze inquinanti che ingeriamo e che finiscono anche nell’ambiente.

Photo Credits | Getty Images

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