Sviluppo sostenibile: da Novamont la proposta di uno standard amico della Terra

di Redazione 61 views0

 Puntare ad uno sviluppo ”in grado di conservare le risorse del pianeta, preservando e aumentando la qualità della vita dei suoi abitanti”. E’ quanto sottolinea Catia Bastioli Ad di Novamont e creatrice del Mater-Bi, la plastica biodegradabile prodotta con amido di mais, di patate e oli vegetali in una intervista a Bancaria. L’obiettivo, ad avviso di Bastioli, è quello di favorire una transizione ”da un’economia di prodotto a un’economia di sistema, un grande salto culturale verso una sostenibilità economica e ambientale che deve coinvolgere l’intera società, a partire dalla valorizzazione del territorio e dalla attitudine collaborativa tra i diversi interlocutori in gioco”.

Quando la tecnologia è amica del pianeta
La ricerca scientifica e l’innovazione, rivolte a ottenere prodotti e processi produttivi indirizzati ad un sistema di sviluppo più consapevole e meno dissipativo -spiega- sono i driver che consentiranno una crescita reale e di lungo periodo del nostro mondo e che ci permetteranno di evolvere in modo competitivo e sostenibile dal punto di vista ambientale. A patto di non rinviare la conversione”. Secondo Catia Bastioli ”i buoni ricercatori e imprenditori sono fondamentali anche nel settore delle materie prime rinnovabili, ma senza un coinvolgimento attivo di tutto il territorio e senza standard di sistema stringenti e rispettati, i rischi di effetti distorsivi rimangono elevatissimi”.

Il ruolo della chimica
Per esempio, argomenta, ”oggi nella chimica le piccole e medie imprese italiane, senza la forza propulsiva e strategica dei produttori di materie prime sul territorio, stanno diminuendo la loro innovatività e rischiano di crollare di fronte alla competizione a basso costo”. Perciò occorre fare delle scelte: ”si dovrà stabilire se puntare su poche colture industriali e poche sostanze chimiche. In tal caso lo spazio per la crescita di nuove aziende di piccola e media dimensione diventerebbe molto improbabile e le multinazionali tenderebbero a svolgere un ruolo dominante. Oppure si potrà optare per la biodiversità dei territori, moltiplicando le opportunità”.

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