Sversamento di percolato in Campania: una vera bomba ecologica

di Redazione 159 views1

 In Campania il percolato, il liquido che si crea nelle fermentazione della spazzatura delle discariche, “e’ una vera e propria bomba inquinante. Questo perche’ nella Regione per anni i rifiuti sono stati indifferenziati e non c’e’ stato nessun controllo per quelli speciali, tossici e industriali, che sono stati ammassati insieme”. E cosi’ il percolato che sarebbe stato sversato illecitamente in mare tra il 2006 e il 2008, secondo le indagini della Procura di Napoli, rappresenta un danno enorme per l’ambiente e, probabilmente, anche per la salute dei cittadini. Lo spiega all’Adnkronos Salute Pietro Carideo, anestesista dell’ospedale di Caserta, specialista in farmacologia e componente dell’Associazione Isde medici per l’ambiente.

I veleni del percolato
In Campania – ironizza Carideo – tutto assume dimensioni differenti, e anche in questo ennesimo caso di attentato all’ambiente non ci smentiamo, perche’ i veleni presenti nel percolato proveniente dalle discariche del territorio sono sicuramente molto pericolosi per l’ambiente“. Piu’ difficile capire che danni questo potrebbe comportare per la salute della popolazione. “Il mare ha una grande capacita’ di ‘assorbire’ l’urto – dice l’esperto – e a noi mancano gli strumenti per un controllo reale. In questo caso, ad esempio, bisognerebbe fare dei test sul pescato per rilevare, in particolare, la presenza di metalli pesanti nei prodotti ittici”. Il fatto che poi il pesce non sia venduto solo sul territorio campano ma esportato anche molto lontano “non consente di studiare gli eventuali effetti sui consumatori“.

La valutazione dei rischi
Carideo sottolinea che la valutazione dei rischi per la salute legati alla gestione della spazzatura in Campania e’ in generale molto difficile. “Chiediamo da anni di creare un registro tumori per avere un quadro chiaro della malattia sul territorio. Sarebbe inoltre necessario un Osservatorio epidemiologico per lo studio degli effetti dell’inquinamento sulle popolazioni che lo subiscono direttamente. Ad oggi gli studi che ne valutano l’impatto sui cittadini delle localita’ piu’ ‘martoriate’ dai veleni sono su piccoli numeri, realizzati da singoli medici di famiglia o associazioni“.
Le ricerche istituzionali, secondo Carideo, hanno il difetto di ‘spalmare’ i dati su aree piu’ vaste – dove ci sono sia le zone limitrofe alle discariche che quelle ‘pulite’ – “e questo non consente di avere una ‘fotografia’ precisa“.

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