Rifiuti ospedalieri: lo smaltimento negli ospedali italiani costa 183 milioni l’anno

di Redazione 185 views0

 Oltre 183 milioni di euro: tanto è costato nel 2008 lo smaltimento dei rifiuti degli ospedali italiani. Dalle siringhe alle garze usate, dai farmaci scaduti ai cerotti, dalle flebo alle sacche di sangue, la spesa complessiva che Asl e ospedali pubblici hanno sostenuto nel 2008 è stata di 183,6 milioni di euro. E’ quanto emerge da un’analisi sui costi dello smaltimento dei rifiuti ospedalieri elaborata per l’Adnkronos Salute dalla Fiaso (Federazione italiana aziende sanitarie ospedaliere), che ha preso in esame il costo complessivo dello smaltimento di questi rifiuti speciali, a rischio infettivo, dal 2002 al 2008.

RISPARMIARE SI PUO’
Una spesa considerevole che, attraverso una gestione virtuosa del processo di smaltimento, potrebbe però essere abbattuta di circa il 30%. E non solo. Il risultato di questa politica sarebbe infatti doppio: oltre a un maggior risparmio per la sanità pubblica, pari a circa 60milioni l’anno, ci sarebbe un minore impatto per l’ambiente.
Un modello gestionale di qualità, quindi, che in alcune strutture sanitarie pubbliche del Paese è già realtà.

L’ESEMPIO DELL’EMILIA ROMAGNA
E’ il caso dell’Azienda ospedaliero-universitaria di Ferrara, ma anche di altre Asl dell’Emilia Romagna, dove la gestione dei rifiuti è ormai da anni una priorità. “Qui da noi, a Ferrara – spiega Paola Antonioli, responsabile struttura dipartimentale di igiene ospedaliera e qualità dei servizi ambientali – grazie alla messa a punto di specifici progetti in materia di raccolta differenziata, si è arrivati a ridurre la produzione di rifiuti speciali, che è passata dai 728.969 kg. del 2006 ai 515.523 kg. del 2009. Il 29% in meno, con un conseguente risparmio di circa 270 mila euro. E un risultato ancora più importante in materia di impatto ambientale“.

I COSTI DEI RIFIUTI SPECIALI
Grande attenzione alle politiche ambientali del territorio, quindi, ma anche un bel risparmio. Soprattutto se esteso su scala nazionale. Se si mettono a confronto i risultati dello studio della Fiaso e il numero dei posti letto ospedalieri (relativo al 2006), vale a dire 264 mila, il costo annuale per lo smaltimento di flebo, bisturi, camici, mascherine e tutti gli altri rifiuti speciali è infatti pari a 700 euro a posto letto.
Una media indicativa, che può variare da Regione e Regione e da ospedale e ospedale. E anche dalla data di stipula del contratto tra l’azienda sanitaria e l’impresa di smaltimento rifiuti. Riuscire a ridurre del 30% la spesa, facendo oltretutto e soprattutto una buona azione ecologica, sarebbe quindi un doppio successo.
Anche perché dall’analisi della Fiaso emerge un progressivo aumento dei costi, di anno in anno. Un aumento costante e progressivo, con un picco di crescita registrato tra il 2004 e il 2005. Nello specifico, nel 2002 la spesa a carico di Asl e ospedali è stata di 125,9 milioni di euro. Nel 2003 di 128,6; nel 2004 di 133,5; nel 2005 di 156,9; nel 2006 163,2; nel 2007 di 177,7; nel 2008 183,6.

LA RACCOLTA DIFFERENZIATA
Dal momento che in un ospedale la produzione dei rifiuti non può scomparire – afferma Antonioli – per diminuire il quantitativo abbiamo dovuto adottare una strategia ben studiata, già in atto da qualche anno e destinata a perfezionarsi nel tempo. Siamo partiti – spiega – da un’analisi del processo produttivo per verificare se era possibile inserire un principio di raccolta differenziata. Dallo studio, condotto reparto per reparto, abbiamo controllato ciò che effettivamente veniva messo nei contenitori dei rifiuti a rischio infettivo“.
La scoperta è stata che molti rifiuti considerati e smaltiti come speciali, in realtà non lo erano. “Nei contenitori destinati ai rifiuti a rischio infettivo ci finiva carta, cartone, vetro bianco, pannolini e pannoloni (non infetti) e altro materiale che può essere assimilato ai rifiuti urbani. E che naturalmente ha anche tutto un altro costo di smaltimento: alla nostra azienda – sottolinea – smaltire 1 kg di rifiuti a rischio infettivo costa 1,26 euro, mentre ‘liberarsi’ di 1 kg di rifiuti cosiddetti ‘urbani’ costa invece solo 37 centesimi“. Praticamente due terzi in meno.

L’IMPATTO AMBIENTALE
Ma la riduzione della produzione dei rifiuti passa anche attraverso scelte gestionali azzeccate. “Ad esempio – spiega Antonioli – abbiamo sostituito i contenitori di rifiuti monouso con quelli multiuso che, sottoposti a un determinato processo di disinfestazione, permettono di risparmiare sui kg della tara. Con un notevole vantaggio anche in termini di impatto ambientale, perché si evita di bruciarli dopo ogni raccolta. E’ inoltre importante – aggiunge Antonioli – selezionare bene i fornitori, privilegiando quelli che fanno della politica del rispetto dell’ambiente un loro punto fermo“.

LA CULTURA DEL RICICLO
Per riuscire a portare avanti un progetto così virtuoso è necessario però l’aiuto di chi presta tutti i giorni servizio in ospedale. “In questi anni – sottolinea Antonioli – abbiamo messo in atto una serie di iniziative di informazione-formazione-addestramento del personale, che hanno rappresentato un’occasione importante durante la quale gli operatori hanno potuto confrontarsi, esprimere dubbi, proporre suggerimenti, allo scopo di migliorare la gestione dei rifiuti all’interno della struttura sanitaria con il contributo di tutti i soggetti coinvolti“.

LA CAMPAGNA PROMOZIONALE DELLA DIFFERENZIATA
L’azienda di Ferrara si è anche impegnata sul versante della comunicazione sociale per incoraggiare l’adozione di questi comportamenti virtuosi non solo sul luogo di lavoro ma anche a domicilio, sostenendo la Campagna di promozione della raccolta differenziata ‘Se separi vivi! Lo sapevate che’.
Questo accordo – conclude Antonioli – rappresenta una delle prime esperienze in Regione fra aziende sanitarie e aziende di servizio per la raccolta dei rifiuti urbani e assimilati, mirato a ridurre la produzione di rifiuti urbani a favore dell’incremento della raccolta differenziata e recupero degli stessi“.

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